“Non si parli di passione”

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Prendendo spunto dalle notizie pubblicate sui mezzi di informazione secondo le quali l’omicidio sarebbe stato originato da “motivi passionali”, sebbene frutto della unilaterale e insana fantasia dell’omicida, la Famiglia della professoressa Gianna Nobile esprime fastidio e disappunto su tale ricostruzione della vicenda che va piuttosto inquadrata e letta nell’intollerabile ed incomprensibile tensione oramai radicata all’interno dell’Istituto scolastico teatro del folle gesto.
In realtà era a tutti nota, e non certo per le divulgate “doti artistiche” la figura, sempre più inquietante e temuta del bidello, munito di regolare porto d’arma da fuoco, che non era certo nuovo a comportamenti che definire bizzarri e stravaganti è davvero poco e che avrebbero dovuto essere “neutralizzati” da tempo da chi ha la responsabilità di garantire l’incolumità di docenti e utenti e doveri di custodia sugli alunni minorenni.
Oggi il bersaglio è stata la nostra congiunta, ma ieri avrebbe potuto essere chiunque…
Non si parli quindi di “passione” ma si riporti in modo chiaro e deciso che Gianna (e non soltanto lei) era stata fatta oggetto di deliranti minacce da parte del Lo Presti che non aveva esitato a danneggiare anche beni di altri docenti.
Come è comprensibile, la Famiglia gradirebbe un “assordante silenzio” in momenti così dolorosi, ma nella consapevolezza dell’impossibilità di tale evenienza, non può rimanere inerte dinanzi al termine “passione” il cui solo utilizzo rischia di oltraggiare la memoria di Gianna.

Famiglia Nobile-Di Stefano