Meno Viola a venti anni dalla morte. Ricordi e testimonianze di un grande dirigente sindacale

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La intitolazione di una piazza o di un via della Città a Meno Viola, sindacalista patrimonio della Città; la promozione di una ricerca storica, su basi scientifiche, per illuminare una fase decisiva, per lo sviluppo del territorio, legata alla straordinaria azione di sindacalisti che attraverso le lotte bracciantili, degli anni ’50 e ’60, diedero forza e sostegno al cambiamento e alla svolta di questa provincia. C’è già un impegno. Quello dell’amministrazione comunale, per bocca dell’assessore alla Cultura, Orazio Di Giacomo, di dedicargli l’intitolazione di uno spazio pubblico.
Sono queste le proposte finali lanciate dal segretario generale della Cgil di Ragusa, Giovanni Avola e del sen. Concetto Scivoletto nel corso della rievocazione di una figura storica della Cgil nel ventennale della morte tenutasi, ieri sera, all’Auditorium “Pietro Floridia”. Presenti la vedova, Maria e la sorella Orazia.
Meno Viola ha compiuto da morto un miracolo. Ha rimesso, insieme, per una sera, la vecchia classe dirigente del sindacato e di quello che il Pci di Modica su un tema e un figura comune; quella stessa classe dirigente in questi anni divisa e polverizzata in altri partiti e movimenti in quel pianeta di estranei della sinistra.
La rievocazione della figura di Meno Viola non ha avuto nulla di celebrativo, nel senso che ognuno dei relatori, ben dieci, hanno dato una chiave di lettura diversa a seconda del rapporto che hanno tenuto con il sindacalista, che ha attraversato, nella sua non lunga vita, tutta la storia sociale ed economica della Città che va dagli anni ’50 sino agli anni ‘90.
E’, infatti, il contesto in cui egli ha operato, che lo ha reso protagonista del suo tempo: dalla lotta bracciantile, a quella della casa agli aggrottati, dalla nascita dell’Azasi alla conquista della nuova frontiera dei servizi sociali.
Il profilo autorevole del sindacalista, sempre ascoltato perché portatore di interessi collettivi e mai personali, raccontato da Giorgio Bandiera, alla missione del sindacalista e del politico, testimoniata da Peppino Giannone negli anni più duri della rivendicazione sociale dei ceti meno abbienti perché si aveva, allora, la capacità di stare in mezzo alla gente.
La flessibilità intellettuale, per un sindacalista che aveva la terza elementare, nei confronti dei dirigenti colti della Cgil Scuola appena formata a Modica, di cui ha parlato la Preside Maria Iemmolo, lo vedevano sempre in fase di ascolto, pronto a recepire le rivendicazioni proprie di chi del sapere faceva leva per la crescita e lo sviluppo delle giovani generazioni.
E poi tutta una serie di ricordi legata ad esperienze personali. L’emergere di un’ identità forte nei valori e nei proponimenti come esempio oggi da emulare e di cui si sente tanto il bisogno, nelle parole di Roberta Malavasi o la indifferenza rispetto all’appartenenza del sindacalista nei partiti storici della sinistra: il Pci e il Psi. La lotta e l’obiettivo era comune al di là della casacca, come ha testimoniato Piero Pisana.
Sul filo dell’emozione il ricordo di Meno Ruta che ha tracciato la figura di un uomo giusto al di sopra delle fazioni pur di difendere i diritti legittimi dei lavoratori.
La gente riconosce in Meno Viola il sindacalista autorevole a cui la gente, spesso, si rivolgeva per raccontare e svelare faccende personali perché sapeva di trovare una persona capace all’ascolto e pronto a risolvere il problema.
Anche gli avversari politici di una volta hanno voluto partecipare a questo momento di memoria.
Concetto Calabrese, ex sindaco democristiano della Città, ha voluto rendere la sua testimonianza facendo emergere le qualità dell’uomo, prima che del sindacalista, puntuale e pronto a rivendicare diritti e necessità per la povera gente in anni sicuramente non facili.
C’era in Meno Viola, ha affermato il sen. Concetto Scivoletto, la capacità, tipica dei sindacalisti di quel tempo, di sapere  tenere dritta la barra sulle decisioni che venivano assunte a livello nazionale per poi saperle coerentemente interpretare sul piano locale. L’obiettivo era quello di rappresentare, senza personalismi o obiettivi di carriera, il mondo del lavoro e quello degli umili alla ricerca di una vita migliore. Il contesto in cui operò Meno Viola, nei primi anni della sua militanza, sindacale non furono agevoli. La sua fu una missione che si è svolta nella strada, nei quartieri, nei picchettaggi. Un modello organizzativo rigido e coerente nel cogliere l’obiettivo di risolvere una rivendicazione.
“La storia sindacale e politica di Meno Viola, dichiara Giovanni Avola, segretario generale della Cgil di Ragusa, è esemplare per coerenza e rettitudine. La sua autorevolezza all’interno e fuori dalla Cgil era costruita su un modello di azione che poneva i diritti e le necessità delle persone al centro della sua quotidianità. Capopopolo riconosciuto non operò mai per un interesse personale e il suo ricordo, stasera, sta a testimoniarlo. C’è la necessità di fermare nel tempo quello che è ormai per Modica un simbolo, un patrimonio. Per cui da domani lavoreremo per dedicargli uno spazio pubblico e promuovere uno studio rigoroso sulla storia di quegli anni e sui suoi protagonisti.”