Il ponte Guerrieri chiude? Cerchiamo i rimedi

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Nel 1967, quando il Ponte Guerrieri venne inaugurato, quasi tutti i cittadini modicani – e, in primo luogo, i commercianti – si strapparono le vesti. Il motivo?  “Il Corso Umberto, cuore pulsante della città, sarebbe rimasto deserto: poche auto, pochi forestieri, pochi affari per negozi e bar”. A distanza di una ventina d’anni – quando il viadotto fu chiuso per  una prima manutenzione – le reazioni furono diverse. Il traffico intasò il centro storico, disagi per i commercianti e gli abitanti, proteste a non finire. Ora, il problema si ripropone: il ponte chiude per lavori di manutenzione e l’Anas ha intenzione di effettuarli a partire da marzo. Dureranno tre mesi (almeno secondo le previsioni) proprio in un periodo cruciale per il flusso turistico: Pasqua, San Giorgio, 25 aprile, ponte del 1° maggio. Se si vogliono portare turisti in città e non si vuole soffocare il centro storico con auto, bus, camion che non hanno più a disposizione il viadotto nella direttrice Siracusa-Ragusa e viceversa, bisogna studiare qualcosa di serio e attuare alternative veramente valide. L’amministrazione comunale di Modica sta cercando di ottenere un differimento dei lavori al periodo estivo per creare meno disagi. E’ solo il primo passo. Bisognerebbe insistere, poi, affinchè l’Anas si impegni ad eseguire i lavori in questione con modalità straordinarie. Ciò vuol dire squadre di tecnici e operai in attività anche di notte, tranne nei casi di pericolo per le condizioni meteo: bisogna garantire sicurezza a chi lavora a 140 metri di altezza. Ma non può essere tollerato che, per lavori eccezionali che interessano le popolazioni di due aree come quella iblea e quella siracusana, si osservino turni di lavoro normali come se si trattasse di asfaltare una strada cittadina. In questo senso gli amministratori modicani e i rappresentanti politici (se hanno ancora il potere contrattuale di chiedere qualcosa di serio) dovranno essere inflessibili. In caso contrario si rischia di mettere in ginocchio un intero sistema economico e sociale che sta cercando, con grandi sacrifici, di risollevarsi e di reagire alla crisi. Bisogna pensare al polo commerciale, ai negozi del centro, a chi proviene dall’hinterland siracusano, a chi deve andare a lavorare a Ragusa  a chi vuole continuare a visitare le bellezze della Contea.

E, allora, è necessario studiare un piano di viabilità all’altezza della situazione e della innegabile emergenza. E, paradossalmente, da una iattura si potrebbero trarre benefici. Come quello di lasciare a casa le auto e di creare dei collegamenti con bus navetta tra la parte nuova della città e il centro storico. Se il servizio verrà offerto gratuitamente si potrebbero creare anche degli interessanti incentivi al flusso di turisti e forestieri come è già accaduto per eventi di grande successo. Potrebbe essere anche l’occasione per fare abituare i modicani ad un utilizzo razionale della macchina. D’altra parte, sarebbe abbastanza facile organizzare un tale servizio da coniugare con attrattive di vario genere: spettacoli musicali, artisti di strada, degustazioni, shopping facilitato con agevolazioni e sconti che potrebbero essere giustificati da una situazione particolare e di emergenza viaria. Inutile ribadire che dovrebbero  mobilitarsi – specialmente alla Regione – i parlamentari eletti nel territorio che, una volta tanto, avrebbero l’occasione di non occuparsi solamente di generose regalìe  elargite a piene mani a qualche quartiere barocco della zona.  Troppo difficile? Non crediamo, se si riesce a studiare una strategia unitaria ad affidarsi a persone competenti. E, a proposito di competenze, vogliamo ricordare il parlamentare che ha dato il nome al viadotto che, quando fu inaugurato era il più alto d’Europa. Si tratta dell’onorevole Emanuele Guerrieri, sottosegretario di Stato ai Lavori pubblici nel Governo Zoli  (maggio 1957-giugno 1958), fautore, in quel periodo, della realizzazione del porto di Pozzallo, del viadotto di Modica che porta il suo nome e del complesso ospedaliero del quartiere Sacro Cuore. Nel 1958, l’onorevole Amintore Fanfani lo invitò ad entrare nel nuovo governo come ministro della Marina mercantile. Guerrieri declinò l’invito perché non si riteneva particolarmente competente per quell’incarico e accettò, invece, quello di sottosegretario al Tesoro. Ma, quelli, erano altri tempi.