Da Milano a Lampedusa. La nostra risposta a quelle lettere senza risposta

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Sarà stata molto fitta, in questi mesi, l’agenda di Giusi Nicolini, tra l’onere di far da Cicerone a folte delegazioni di rappresentanti istituzionali di mezza Europa, corse a Lampedusa a far finta di preoccuparsi di un dramma poi presto dimenticato, e quello di contrattare con il Partito Democratico il ruolo di capolista alle elezioni del 25 maggio.
Talmente fitta che al sindaco dell’isola più martoriata del Mediterraneo, non è rimasto il tempo di compiere quello che forse sarebbe stato l’unico gesto per accorciare le distanze tra questo profondo Sud e il lontano Nord indifferente, dove a nessuno capita di sfidare lo sguardo straniero nel preciso istante in cui ha scampato la morte.
Rispondere – sarebbe stata questa l’unica cosa di cui preoccuparsi, l’unica cosa da non dimenticarsi di fare – alle lettere di 29 bambini di una scuola di Milano che, pochi giorni dopo la strage del mare dello scorso ottobre, le avevano scritto: “Brava sindaco, siete speciali laggiù, continuate così”.

Nel blog di Andrea Polo su Panorama.it  c’è il racconto di un papà, che dice più o meno così:

“Ognuno dei 29 alunni della seconda A della Scuola Armando Diaz di Milano ha poi preso carta e penna per scrivere di suo pugno una lettera al Sindaco di Lampedusa e ai bambini lampedusani. La maestra in alcun modo ha indirizzato nello scrivere; ecco il testo di quello che ha scritto Marco:

Cari bambini, abitanti di Lampedusa, sono un bambino di 2A elementare. Vivo a Milano e ho tanto sentito parlare di voi, e volevo dirvi che voi e i vostri genitori siete delle persone molto speciali, perché aiutate sempre i profughi. Continuate così!
P.S. Ripeto, siete bravissimi
Marco

Le 29 lettere sono state spedite il giorno stesso, ma purtroppo, ad oggi, nonostante la cosa sia stata segnalata al sindaco, lei stessa le abbia lette e più volte abbia promesso di farlo, quelle lettere ancora non hanno avuto risposta.
Marco quasi ogni sera, tornando a casa, chiede se il sindaco gli ha risposto. Speravo proprio, uno dei giorni passati da ottobre fino ad oggi, di potergli dire che sì il sindaco aveva letto le loro lettere e gli aveva risposto, quantomeno con un rapido grazie, in grado di far capire a 29 bambini che è importante guardare cosa accade nel modo.

Purtroppo l’anno scolastico ormai è finito, e il Sindaco di Lampedusa ha perso un’ottima occasione per dimostrare a 29 futuri cittadini il valore delle istituzioni e che l’Educazione Civica non è solo una materia noiosa che una maestra ci fa fare a scuola”. (Continua a leggere su Panorama.it).

 

Peccato, perché Giusi Nicolini è un sindaco di quelli che varrebbe la pena di scrivere con la “S” maiuscola, dalla tempra forte, una persona adeguata.
Il fatto è che quelle lettere che non servivano a medicare le ferite, non erano imponenti come corazzate di navi militari, non annunciavano promesse di aiuti fatte apposta per essere disattese, ma portavano una cosa più importante di tutto questo: la speranza di un’Italia che potrebbe – dovrebbe – crescere più unita, solidale, consapevole, comprensiva. Un’Italia più matura e che non ha paura.

Se può servire, la mandiamo noi a quei bambini una ricevuta di ritorno, glielo diciamo noi un bel “Grazie”, tondo tondo, col cuore in mano, per le loro parole.
Qui al Sud, qui a Pozzallo, come a Lampedusa, quelle parole valgono più di tutte quelle profuse in fiumi interminabili nel corso dei mesi, degli anni: sono quelle che ci consentono ancora di essere ottimisti per il nostro futuro. E quando dico nostro, intendo quello d’Europa: queste coste ne sono solo una frontiera.