Liberi Consorzi, Abbate: “Ragusa corre il rischio di restare ai margini”

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Passate le elezioni, si rimetterà in moto la macchina istituzionale per la creazione dei nuovi liberi Consorzi dei Comuni e il primo obiettivo del sindaco di Modica Ignazio Abbate è chiaro: ottenere dalla Regione che la scadenza dei sei mesi per applicare la riforma venga fissata a far data dall’insediamento dei nuovi consigli comunali. I Comuni di Pachino e Portopalo, dove domenica 25 i cittadini sono andati al voto, e quello di Rosolini, commissariato, sono infatti fondamentali nello “scacchiere” di quello che Abbate immagina come il nuovo libero Consorzio del Val di Noto.

In questa sua scelta, oltre alle ragioni “pro” (Modica), la muovono anche ragioni “contro” (Ragusa)?
È chiaro a tutti come nel tempo Ragusa abbia condotto una politica accentratrice, fino al caso del Tribunale. Noi pensiamo alla necessità di una diversa dislocazione anche degli uffici sul territorio. Il sindaco di Ragusa mi ha parlato più volte e dimostrato apertura, ma io penso che il senso di questa riforma stia proprio nell’opportunità di dar vita a una cosa nuova, decisa dai cittadini stessi col referendum. E capisco che il Consorzio che rischia di restare piccolo è proprio quello di Ragusa…

Ma i tre sindaci di Ispica, Pozzallo e Scicli hanno chiarito di non essere d’accordo.
Capisco che questi sindaci si trovino in una situazione di disagio. Basti pensare che nessuno di loro ha in effetti la maggioranza nei rispettivi Consigli comunali. E noi, con i consiglieri che dovranno votare, stiamo già interloquendo: faremo un lavoro parallelo. Su questo fronte sono ottimista.

Ma perché non valutare l’ipotesi di partire dai vecchi confini iblei per allargarli al sud del siracusano?
I sindaci di quei Comuni non hanno alcuna intenzione di separarsi da Siracusa per legarsi a Ragusa. Anzi, non sono nemmeno sicuro che questa possibilità sia perseguibile burocraticamente. Il nostro discorso ha un senso solo se porta alla determinazione di un Consorzio completamente nuovo.

La Cna, l’Ascom, la Cgil, hanno espresso molte perplessità: intende tenerne conto?
Sono associazioni che si muovono in un ambito provinciale, in cui mi rendo conto che nessuno vuole perdere il ruolo che ha già o che potrebbe ottenere: evidentemente qualcuno ha motivo di pensare a se stesso e lottare per lo status quo.

Allora quale polso ha delle reali aspettative dei cittadini?
Penso che se arriveremo al referendum l’esito sarà devastante. Incontro centinaia di persone al giorno e tutte mi dicono di essere d’accordo con me. Qualcuno sta conducendo su questo argomento una battaglia spicciola da campagna elettorale: spiace vedere che proprio da sinistra ci si dimostri conservatori anziché progressisti.

Senza nascondersi le oggettive difficoltà, scommetterebbe sul fatto di riuscire nel suo intento?
Non è facile, ma se anche avessi il 50% delle possibilità di riuscirci, saprei di dovermele giocare fino in fondo. Le montagne si devono scalare e io ce la metterò tutta. Penso che i cinque anni del mio mandato non avrebbero senso se non fossi capace di lasciare qualcosa di nuovo.

Infine, anche alla luce di queste premesse, quale ruolo immagina per Modica nel contesto del Distretto e dell’area vasta del Sud Est?
I distretti che sono esistiti fino ad ora non sono serviti e non servono a niente: sono solo specchietti per le allodole. Ho partecipato a quelle riunioni e sono pronto a scommettere che nessuna opportunità di rilancio arriverà da lì. La programmazione, quella vera, si potrà fare solo in contesti più stretti come io immagino i Consorzi.

 

[Fonte: La Sicilia]