Cosa succede nel PD provinciale? Metà partito non riconosce Denaro segretario

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Il fatto stesso che l’assemblea provinciale che ha portato (finalmente?) all’elezione del presidente, dopo i furiosi litigi dell’ultima riunione, si sia tenuta a Comiso anziché, come di consueto, a Ragusa, dice tutto.

E in effetti il presidente, nella figura del sindaco di Giarratana Bartolo Giaquinta, renziano della prima ora, sostenuto dal fronte Comiso-Vittoria-Santa Croce, se lo è eletto, da sola, la maggioranza che sostiene il segretario Giovanni Denaro. Ma a quanto pare non si è tenuto conto di un piccolo dettaglio: la regolarità della votazione, tenuto conto della mancanza del numero legale.

Così almeno sostiene un ampio fronte della minoranza, tanto che tutti insieme – Peppe Calabrese, Mario D’Asta, Giovanni Lauretta, Tony Francone, Giovanni Spadaro, Armando Cannata, Gianni Stornello, Sergio Failla, Pino Amato, Carmelo Ferraro, molti dei quali avevano già sottoscritto un “inutile” appello al segretario la settimana scorsa – hanno gridato allo scandalo: “Si è consumato l’ennesimo atto di prevaricazione e preoccupante segnale di spregio verso le regole da parte del segretario provinciale Giovanni Denaro e di chi lo spalleggia in operazioni di pirateria politica.
Nonostante la mancata convocazione di quasi un centinaio di componenti – su un totale di 271 – e le ripetute richieste di rinvio da parte di chi scrive, nonché la mancanza di numero legale all’inizio dei lavori (presenti 102 componenti su 271), Denaro ha ritenuto di dovere dare seguito agli ordini del giorno votando tesoriere e presidente. Risulta evidente la violazione delle regole democratiche e statutarie del partito; in conseguenza di ciò, nel confermare la volontà di agire nelle opportune sedi di garanzia e controllo del partito, intendiamo portare alla luce in sede pubblica tali comportamenti, peraltro ultimi di una modalità di gestione portata avanti da diversi mesi all’interno del Pd provinciale, per prenderne le distanze e stigmatizzare comportamenti e stili politici che non appartengono alla corretta gestione del partito e all’impronta riformista e moralizzatrice che il nuovo corso della segreteria nazionale di Matteo Renzi intende dare. Non riconosciamo le due figure neoelette di tesoriere del Partito Democratico provinciale e presidente dell’assemblea provinciale del partito, scelta legata non alle persone ma obbligata a causa dei metodi seguiti per l’elezione. Di conseguenza non riconosciamo Giovanni Denaro come segretario provinciale del Partito Democratico, in quanto non adatto a garantire il rispetto delle regole e il funzionamento corretto degli organismi”.

Il “fattaccio” ha comportato anche la definitiva rottura tra Giovanni Denaro e Mario D’Asta, che ha rassegnato le dimissioni da vicesegretario: “Ritenendo irresponsabile l’atteggiamento assunto dal segretario provinciale Giovanni Denaro, e di chi lo sostiene, che con il loro modo di agire hanno acuito le tensioni interne alle varie anime del partito piuttosto che attenuarle, come avrebbe dovuto fare chi ha a cuore un percorso unitario del Pd, ho assunto questa decisione, non esistendo più le condizioni per proseguire oltre nell’espletare le funzioni proprie del ruolo di vicesegretario provinciale. Fino all’ultimo ho tentato di adottare strategie che esaltassero la ricerca di una auspicabile mediazione tra le parti ma la fuga in avanti e la voglia di andare a tutti i costi ad un muro contro muro assolutamente improduttivo per il futuro del Pd, scelta che risulta incomprensibile per chi ricopre il ruolo di segretario di un partito che invece dovrebbe a tutti i costi spendersi per eliminare le occasioni di contrasto piuttosto che fomentarle, mi hanno fatto ritenere indispensabile e non più rinviabile l’adozione del dignitoso istituto delle dimissioni. Politica vuole dire coerenza e dignità. Denaro preferisce costruire il partito della confusione, della divisione e dell’immobilismo, io il partito del rispetto delle regole, del rinnovamento e dell’unità”.

LE REAZIONI
Dopo le dimissioni di Mario D’Asta e la dura presa di posizione dell’ampia minoranza del Pd provinciale, il segretario in carica Giovanni Denaro preferisce ignorare tutte le critiche e oggi, in una nota diffusa alla stampa, si limita a dire: “Mi congratulo con Bartolo Giaquinta, neo presidente del PD. Sono soddisfatto dell’esito dell’incontro. Finalmente, ci siamo dotati degli organismi di partito. Ora bisogna correre”.

In sua difesa, si schiera comunque il Partito Democratico di Vittoria, il cui segretario, Francesco Cannizzo, dichiara: “Giovanni Denaro, oggetto di una volgare campagna mediatico-politica. I signori delle tessere devono sapere che è finito il tempo della conta e delle verifiche. La loro politica, carica di sospetti e intrisa di complotti, ha stancato. L’ultima assemblea ha sancito la loro definitiva sconfitta. Infatti, nonostante abbiano dichiarato di avere i numeri per eleggere i nuovi organismi, sono rimasti a casa. Semplicemente, si sono sottratti al confronto. Ora, devono spiegare ai loro tesserati le ragioni di questo imbarazzante boicottaggio. Hanno perso. Su tutta la linea. Nonostante non siano riusciti a conquistare alcuna carica alla quale ambivano, vogliono, ancora una volta, tenere bloccato il partito. L’obiettivo è chiaro: vogliono immobilizzare il partito per tacciare di immobilismo il segretario”.

Da Comiso, invece, il consigliere comunale Salvo Liuzzo prende del tutto le distanze da quanto accaduto: “Non tutti sanno che appena mezz’ora prima dall’inizio dei lavori dell’assemblea, il sottoscritto, su richiesta del vice segretario Mario D’Asta, ha tentato in extremis una sintesi volta alla riappacificazione. Non tutti sanno che durante quella riunione, era stato trovato un accordo, che prevedeva non solo la volontà comune di superare le diatribe delle settimane precedenti, ma anche l’intento di consentire al Segretario Giovanni Denaro di cominciare finalmente a lavorare. Era stato perfino deciso di rimandare di una sola settimana la votazione per la scelta del nuovo Presidente dell’Assemblea. Dopo pochi minuti, alla speranza  si è sostituito lo sbigottimento. Appena cominciata la riunione dell’Assemblea, non ho avuto nemmeno il tempo di rendermi conto di quello che si stava consumando. Sono bastati poco meno di due minuti per eleggere tutto, dal tesoriere al nuovo Presidente dell’Assemblea. Il tutto si è svolto nonostante fosse noto a tutti la mancanza del numero legale. Ritengo sia stato commesso un delitto politico. Chiedo ufficialmente al mio amico Giovanni Denaro di mettere immediatamente in atto tutte le azioni volte a ripristinare il dialogo”.