Le indagini, i polveroni e la gestione al Cpsa di Pozzallo. Parla il sindaco Ammatuna

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Sulla gestione del Centro di Primo soccorso e Accoglienza di Pozzallo (struttura capace, nel 2014, di ospitare 25.500 migranti), arriva una nota firmata dal sindaco Luigi Ammatuna:

Le notizie su indagini in corso per la gestione del CPSA e le speculazioni politiche che vi si sono innestate da parte di vecchi e nuovi oppositori di questa Amministrazione, impongono alcune precisazioni allo scopo di tutelare il ruolo e la considerazione riconosciuti a Pozzallo a livello nazionale ed internazionale in materia di accoglienza.

Il prezzo pagato dalla città non può essere vilipeso dalla diffamazione calunniosa e spesso malevola o dalla delazione in cerca di vendette. Non v’è alcuna intenzione di essere tolleranti con i diffamatori nei confronti dei quali verranno avviate le azioni adeguate, anche perché la gestione del CPSA è stata da sempre oggetto di controlli quotidiani da parte di tutte le autorità coinvolte a diversi livelli

In ogni caso occorre tener presente che trattandosi di rimborsi, nulla rimane al Comune di Pozzallo, che su questo tema non trae vantaggi dal suo ruolo e, piuttosto, viene fatto oggetto di recriminazioni per i ritardi e, spesso, chiamato a rispondere con le proprie finanze di un fenomeno nel quale non ha certamente scelto di essere protagonista. Si è parlato, in definitiva, di 80 euro per extracomunitario che sarebbero “scesi” a 35 euro per l’iniziativa della Prefettura.

Fermo restando che l’Amministrazione Comunale è estranea alla gestione del Centro, demandata alla struttura amministrativa, le cose vanno tuttavia chiarite per impedire qualunque speculazione.

Il Prefetto dell’epoca, Dott.ssa Cannizzo, la quale si trovò ad affrontare una problematica che non si poteva supporre, all’epoca, così vasta ed impegnativa, stipulò con questo Ente una convenzione in forza della quale il Comune si occupava di fornire servizi di standard molto elevato, a fronte del rimborso delle somme rendicontate. La Prefettura stabilì le forniture da garantire a ciascun immigrato e gli standard di assistenza medica, igienica, alimentare sui quali calcolare i rimborsi a rendicontazione.
Può oggi calcolarsi che tali costi si siano aggirati sui sessanta euro per persona accolta; ma può con altrettanta fermezza affermarsi che è stata garantita una presenza medica ed assistenziale capace di evitare l’insorgere e lo svilupparsi di malattie; una pulizia meticolosa e frequente di ambienti sempre sovraffollati e pericolosi; un vestiario adeguato e di buona qualità. Oggi, anche alla luce dell’ampiezza del fenomeno, la Prefettura (e, dunque, lo Stato) ha ritenuto di rimodulare quei costi garantendo uno standard diverso, ma pur sempre adeguato ad affrontare la situazione in termini più economici.

Occorre però porre l’accento sul fatto che il ruolo del Comune di Pozzallo è sempre stato quello di affidatario dei compiti che gli sono stati delegati dallo Stato: compiti che sono stati svolti, ed ancora lo sono, sulla base di partite di giro che non lasciano nulla nelle casse del Comune. L’impegno profuso e riconosciuto dallo stesso ministro dell’Interno, attende di essere ripagato con misure compensative che, per la verità, non sono ancora tangibili, se è vero che fino ad oggi al Comune di Pozzallo rimangono solo le incombenze e le conseguenze del fenomeno, non ultima la necessità di fronteggiare i creditori in attesa dei pagamenti.
Rimangono inoltre le diffamazioni, le dicerie, le insinuazioni malevole che trovano, purtroppo, la compiaciuta disponibilità di alcuni organi di stampa pronti a propalare qualunque notizia, ma non anche, con il medesimo rilievo, le smentite o le sentenze che ristabiliscono la verità.

Si dice che le indagini in corso avrebbero portato al rinvenimento di grossi quantitativi di vestiario depositati presso locali e magazzini nella disponibilità del Comune di Pozzallo: ma il fatto è notorio a chiunque si sia occupato del CPSA negli ultimi anni. Al Centro venivano detenuti i kit pronti per l’emergenza, ma il grosso del materiale veniva prelevato in occasione degli sbarchi.
Ed anche l’entità delle scorte, ben nota a tutte le autorità coinvolte, è stata sempre determinata sulla base delle presumibili sopravvenienze, alla luce delle migliaia di migranti che il Ministero destinava, di volta in volta, al Centro. Non è pensabile che gli ordinativi dovessero essere successivi agli sbarchi, perché è stato sempre chiesto al Comune (unico interlocutore istituzionale riconosciuto dalla Prefettura) di far fronte adeguatamente alle emergenze per il soccorso e per l’accoglienza.

I dati degli ordinativi concernenti i pasti sono determinati giornalmente sulla base delle presenze e, quasi contestualmente, comunicati al Comando della Guardia di Finanza che così è in grado di compiere i controlli. Tutta la gestione si è svolta con la massima rettitudine e trasparenza, pur con i limiti della emergenza e dell’entità del fenomeno: vi è stato un coacervo di autorità istituzionali coinvolte che, ognuna per il suo ruolo, è testimone di tutto quanto accadeva per dare conforto ed assistenza a chi arrivava a Pozzallo. Vi è stato, peraltro, un impegno congiunto da parte di tutte le forze coinvolte: da quelle di Polizia a quelle sanitarie, a quelle dell’assistenza.
Può ben dirsi che il CPSA di Pozzallo è stato additato a livello nazionale come una organizzazione efficiente e funzionante. A nessuno, dunque, è consentito di sollevare polveroni ingiustificati e di alimentare sospetti; allo stato non vi è nessun motivo per dubitare della regolarità di tutto l’apparato.

Non turbano, pertanto, le iniziative giudiziarie di cui danno notizia gli organi di stampa: non potranno che accertare la legittimità di tutti i comportamenti, pur nei limiti dell’emergenza che ha potuto spesso indebolire la pur necessaria precisione burocratica di tutti i passaggi. Ma eventuali negligenze, pur deprecabili, non possono vanificare anni di impegno umanitario e di solidarietà senza contropartite. Ne andrebbe di mezzo l’onore di una Città!