Provaci ancora Ignazio. Il sindaco di Modica, dopo il Consorzio, punta all’Unione dei comuni

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Che non sia finita come lui sperava la vicenda del Libero Consorzio del Val di Noto, è cosa (non troppo) nota. Ma che il sindaco di Modica, non demorda e cerchi anzi la rivincita è l’ultima sorprendente notizia.

Già. Fallito il tentativo di guidare il grande consorzio tra i comuni, ora Ignazio Abbate annuncia l’intenzione di (ri)cominciare la marcia e la battaglia, per il progetto di costituzione dell’Unione dei Comuni.
Per lunedì 2 marzo – alle ore 09.30, a Palazzo San Domenico – il primo cittadino della Contea ha convocato una riunione tra quattordici sindaci, (ma è richiesta anche la presenza dei rispettivi segretari generali), di un’area vasta che comprende i comuni delle ex province di Ragusa e Siracusa. E cioè: Pozzallo, Ispica, Scicli, Rosolini, Avola, Canicattini Bagni, Pachino, Portopalo, Cassaro, Noto, Palazzolo Acreide, Buscemi, Buccheri e Ferla. Fuori quindi Ragusa (naturalmente), che guida di fatto il Libero Consorzio dei comuni dell’ex provincia.

Le motivazioni modicane? Eccole:

Il perdurante ritardo della Regione siciliana, manifestatosi in tutta la sua gravità ci induce a riflettere e di conseguenza a prendere iniziative serie a tutela dei nostri cittadini e della cura degli interessi sovra comunali, lavorando per costruire l’Unione dei Comuni. Tale forza organizzativa è stata, peraltro, con forza ribadita anche dalle legge Delrio.

Sono molteplici le funzioni “comuni”, come si legge nella lettera inviata dal sindaco Abbate, che si potrebbero ipotizzare: turismo, agricoltura, agroalimentare, riqualificazione dei centri storici, agenzia europea 2014/2020, centrale unica di committenza – che va fatta entro il 31 dicembre di quest’anno. Mentre solo in una successiva fase si potrebbero introdurre indirizzi nuovi come: polizia locale, attività produttive e commercio, formazione e aggiornamento del personale, comunicazione e sportello integrato, sportello unico e poi ancora servizi ambientali e coordinamento sicurezza del lavoro, protezione civile, ufficio per espropriazioni, servizio manutentivo, sistemi informatici – servizi in rete, programmazione e progettazione infrastrutture intercomunali a bacino “area vasta” dei comuni che aderiscono all’Unione.

Le intenzioni (insieme ai dossier e alle risore) messe sul tavolo sono serie: se sono rose fioriranno, si dice.
Al primo cittadino modicano di restare dentro l’area (e l’influenza) ragusana, proprio non va giù. D’altro canto, ha ragione da vendere quando reclama le lentezze dell’iter politico/amministrativo regionale sull’abolizione delle province.
Le ultime notizie in merito raccontano che, circa 15 giorni fa, in Commissione Affari istituzionali all’Ars è approdato il nuovo testo che archivia alcune delle norme contenute nella legge approvata l’anno scorso che ha abolito l’elezione di primo livello, istituendo i Liberi Consorzi. Nel nuovo testo di riforma le Città metropolitane coincidono con l’area vasta delle Province di Palermo, Catania e Messina e non più con i soli tre comuni come prevede l’attuale normativa.

Alla luce di questa modifica, al vaglio della commissione Affari istituzionali dell’Ars come le altre norme del ddl, quei comuni che con referendum avevano optato di aderire a un Consorzio diverso dovranno rifare tutto daccapo. Gela, Niscemi e Piazza Armerina, che avevano aderito al libero Consorzio di Catania anziché alla Città metropolitana di Catania, così come il comune Licodia Eubea, che aveva aderito al libero Consorzio di Ragusa anziché alla Città metropolitana di Catania, potranno esprimere la volontà di rientrare presso l’ente di area vasta di provenienza, con deliberazione del consiglio comunale, che dovrà essere adottato a maggioranza di due terzi dei componenti, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della riforma se fosse approvata dall’aula così come scritta dal governo.

E ancora: i nuovi enti, ognuno con un proprio statuto, avranno funzioni di coordinamento come prevede la riforma Delrio ma anche compiti di gestione, in questo caso in continuità con le vecchie Province, e potranno acquisire ulteriori funzioni dalla Regione. Presidenti dei Liberi consorzi e sindaci metropolitani saranno espressone di elezioni di secondo livello, cui parteciperanno sindaci e consiglieri comunali, ma non potrà votare chi ha riportato una condanna anche non definitiva.
Per quanto riguarda le funzioni, i Liberi consorzi avranno il coordinamento, la pianificazione, la programmazione e il controllo in materia territoriale, ambientale, di trasporti e di sviluppo economico. Che è un po’ quello di cui vorrebbe occuparsi anche l’Unione dei comuni avviata da Abbate.

E tuttavia, scrive sempre Abbate: “L’unione dei comuni, dove è stata costituita, ha portato vantaggi e razionalizzazione organizzativa e delle funzioni, nonché risorse aggiuntive per rafforzare ulteriormente le funzioni amministrative indebolite nell’ultimo periodo da continui ed incessanti aggiustamenti regionali e nazionali”.

Che non sia un doppione della riforma regionale, lo scopriremo solo dopo lunedì 2 marzo.