Paolo Borsellino: la memoria, il dolore e il buon gusto di tacere

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Paolo Borsellino

Per i siciliani onesti e che credono nella giustizia, non è facile, nei giorni dello scandalo delle pseudointercettazioni Tutino-Crocetta, mantenere un profilo basso e celebrare degnamente l’anniversario della morte del Giudice Paolo Borsellino. Ma è giusto e doveroso farlo, reprimendo, finché luce e chiarezza non saranno stata fatte, quell’urlo di rabbia e indignazione che sale dalle viscere e arriva alla gola.

Com’è giusto e doveroso interrogarsi, e non solo oggi, su cosa sia diventata la Sicilia 23 anni dopo, su quale sia l’eredità di Giovanni e Paolo, saltati in aria a 57 giorni di distanza l’uno dall’altro, insieme agli agenti della scorta e al magistrato Francesca Morvillo.

Con un pizzico di follia, loro avevano immaginato una Sicilia diversa, libera dal “puzzo del compromesso morale” e così, con il maxi processo, come recita Pif, “avvenne un evento storico, i palermitani scoprirono che esisteva la mafia”. E non solo i palermitani.

Molti di coloro che oggi commemorano quella strage mafiosa in quel giorno d’estate del 1992 non erano neanche nati, altri hanno solo un ricordo vago, altri ancora dell’antimafia hanno fatto una professione e in essa hanno trovato la strada più breve per la popolarità.

Non ci può essere futuro senza memoria, ed è essenziale che tutti sappiano che in Sicilia ci sono stati due eroi (tra tanti), che i loro nomi sono stati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che nel corso della loro vita sono stati (pensate un po’) accusati di essere affetti da “febbre di presenzialismo” e che hanno portato a galla tutto il marcio che imputridiva sotto la faccia bella delle istituzioni, e alla luce il tunnel nascosto che le collegava agli ambienti mafiosi.

E, per questo, sono stati lasciati soli.

“Il giorno di Capaci rimanemmo scioccati – scrive Nicola Lagioia – ma il 19 luglio smettemmo in maniera legittima di credere nello stato. In quei 57 giorni Borsellino fu un dead man walking, e lo fu pubblicamente, alla luce del sole, in modo orrendo”.

Nel giorno dedicato alla memoria di Paolo, di Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, le parole, dette o scritte, si rincorrono, valgono poco e sembrano scadere nella banalità. Meglio, allora, lasciar parlare le immagini e, una volta tanto, tacere.

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