Maltempo, pericolo scampato in provincia. Di Martino: “Siamo stati graziati”

3

Alla fine ha colpito prevalentemente lungo la fascia ionica della Sicilia, creando non pochi problemi e non pochi danni, e nel nisseno, dove diluvia quasi incessantemente da ieri pomeriggio, ma l’ondata di maltempo ha, finora, risparmiato la Sicilia orientale e la provincia di Ragusa sulla quale piove da ieri sera, ma senza alcun disagio.

I vigili del fuoco segnalano solo interventi ordinari e nessuna emergenza. L’aria che si respira negli uffici della Protezione Civile di Ragusa è quella di chi è scampato ad un grave pericolo.

“I  temporali più violenti – spiega il dirigente Marcello Di Martino – hanno scaricato la loro potenza in mare aperto e quando hanno toccato terra si sono diretti nel Siracusano, nel Catanese e nel Messinese. Ci hanno letteralmente girato attorno e graziati”.

Maltempo
Piogge torrenziali e allagamenti a Giardini Naxos

Le previsioni per le prossime ore sono leggermente migliori. Le piogge continueranno ma lo stato di allerta, nel ragusano, dovrebbe scemare a partire dal pomeriggio e il centro operativo comunale di Ragusa rimarrà attivo fino alle 17.

“Quello che vedevamo ieri nelle mappe era terribile – continua Di Martino – ed eravamo pronti al peggio. Da Roma e Palermo siamo stati invitati a prendere tutte le precauzioni del caso e, infatti, i presidi territoriali sono stati attivi tutta la notte e i sacchi di sabbia erano già pronti. Per fortuna non c’è stato bisogno di utilizzarli”.

Infine un appello ai cittadini, importante. “Il fatto che lanciamo l’allerta e poi non accade niente o si verificano episodi di minore entità non dev’essere ragione per perdere fiducia in noi. Ogni emergenza è un capitolo a sé, questo lo abbiamo chiuso bene perché siamo stati semplicemente molto fortunati, ma il prossimo sarà un’altra storia. I modelli di previsione erano esatti, ma prevedere le traiettorie è impossibile e l’allerta per forza doveva essere lanciata per tutta la Sicilia”.

Insomma, è meglio allarmare e prevenire che contare vittime.