Il saluto a Sara Di Natale. Il fratello: “Battaglia di civiltà per il testamento biologico”

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Questa volta papà Luciano non ha parlato. Lui che di battaglie, in dieci anni e due mesi, ne ha fatte tante, oggi è rimasto in silenzio. Ha abbracciato l’enorme numero di amici e parenti che, nella chiesa del Preziosissimo Sangue, hanno salutato Sara, accogliendola con un caloroso applauso.

Bara bianca, con un cuscino di orchidee, dentro quel corpo crocifisso come quello di Cristo (su questa figura si è soffermato don Roberto Asta, che ha tenuto l’omelia) per colpa di chi “non si assume la responsabilità sociale” delle proprie azioni. Ha parlato anche di questo il sacerdote nell’omelia, con un chiaro riferimento a chi quella polpetta ‘avvelenata’ di solfiti confezionò quel 7 febbraio del 2006.

Don Roberto Asta ha parlato proprio di scelte immorali, che però possono al massimo provare a bypassare la legge, non la coscienza.

Ha poi ricordato il grande amore del papà e della mamma di Sara che ha trasformato questa immane tragedia in una concreta apertura del cuore per aiutare altre persone che vivono situazioni così drammatiche.

Il Centro Risvegli ibleo è una realtà: il dramma di Sara, la forza dei suoi genitori, sono una prima pietra in questa esperienza di umanità che è il Centro. 

Tanti i ricordi degli amici. A concludere quello di Edmondo, il fratello poco più grande, che da anni vive e lavora in Cina.

“Ci lasci per la seconda volta; di te ci resterà il profondo amore che avevi per noi e che noi avevamo per te”. Poi un pensiero a tutti gli amici, a chi ha sostenuto la sua famiglia in questi lunghi dieci anni.

“Non avrei mai potuto stare fuori casa se non avessi avuto la certezza granitica della vostra presenza accanto alla mia famiglia”.

Il grazie al Suap, al Centro risvegli. Infine l’appello per proseguire nelle battaglie di civiltà lanciate dai genitori di Sara: “Una su tutte quella sul testamento biologico per una libera scelta sul fine vita”.