Tante ragazzine e una giovane mamma (con bambino al seguito): ecco chi comprava dal pusher

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“Scendi”. Una sola parola, e la consegna si metteva in moto. Più efficiente dei noti siti di vendite on line, più efficace di un’azienda di consegne a domicilio. Peccato che non si vendeva, in questo caso, merce legale. Vendeva droga a tutti, soprattutto minorenni, ma c’erano anche giovani mamme con i figli piccoli. Vendeva soprattutto hashish il gambiano di ventuno anni arrestato dalla Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Ragusa, che ha svolto le indagini sotto la direzione della Procura della Repubblica.  Ebrima Dibane, conosciuto come alias Ibrahima, è finito in carcere con l’accusa di spaccio di droga nell’ambito dell’operazione denominata «Drug Market».

Sono stati i genitori che vivono nella zona tra via Eugenio Criscione Lupis, via della Quercia e via Antonio Pacinotti, a chiedere un intervento. Da maggio una pressante richiesta d’intervento, perché in quella zona la droga circolava senza sosta. Proprio lì, nel centro di prima accoglienza per migranti all’interno dell’Istituto «Opere Pie Riunite Eugenio Criscione Lupis», il giovane gambiano vive dal 2014, quando è giunto in Italia sbarcando a Pozzallo.

Altri due giovani migranti sono stati denunciati per possesso di diverse dosi di stupefacente. Il ventunenne arrestato è stato pedinato per qualche tempo: dava appuntamento ai clienti (per la maggior parte di minore età) nelle diverse zone del centro città, anche attraverso vere e proprie consegne a domicilio per quantitativi al costo di 10-12 euro al grammo. L’appuntamento avveniva dopo un contatto telefonico di pochi istanti, durante il quale i consumatori chiedevano al pusher di scendere, messaggio in codice che individuava la volontà di voler acquistare la sostanza e il luogo convenzionale dove incontrarsi. A quel punto la cessione avveniva con varie e fantasiose modalità che andavano dalla disinvolta consegna in strada, alla cessione più attenta, buttando a terra sia la sostanza che il denaro mentre le due parti, camminando, l’una verso l’altra, si incrociavano senza parlarsi, raccogliendo ciascuna quanto di interesse.

In alcune occasioni i clienti erano ragazze, e in un caso una giovane mamma accompagnata dal figlio di pochi anni. Lo spaccio avveniva in qualsiasi ora del giorno e delle notte. Le attività sono state condotte attraverso indagini tradizionali, con servizi di osservazione, e indagini tecniche (audio e video), finalizzate a cristalizzare le indebite cessioni. Sono stati identificati nove soggetti, di cui quattro minorenni, ai quali sono stati sequestrati anche i ciclomotori, mentre ai consumatori maggiorenni sono state ritirate le patenti di guida. Tutti sono stati segnalati quali assuntori alla Prefettura per gli ulteriori adempimenti ed ammonimenti del caso. Complessivamente, sono stati sequestrati durante il blitz 23 grammi di hashish e sono state accertate, nel periodo di soli due mesi di indagini, più di 180 cessioni eseguite dall’interessato nei confronti di giovani e giovanissimi ragazzi ragusani (pari ad una quantità non inferiore a mezzo chilo di sostanze stupefacenti).

La conclusione dell’operazione svolta dalla Guardia di Finanza di Ragusa ha riscosso presso gli abitanti del quartiere soddisfazione e sollievo, soprattutto in coloro che hanno figli minorenni, giustamente preoccupati per la loro incolumità. Non è la prima volta che richiedenti asilo vengano «beccati» a spacciare, anche se in percentuale, sul totale delle presenze dei stranieri ospiti in strutture di accoglienza, sono un numero assai ridotto. L’intervento delle Forze dell’ordine, ovviamente, serve da un lato a reprimere, ma dall’altro a scoraggiare questo fenomeno che rischia di unire la criminalità locale, che spesso fornisce lo stupefacente, alla manovalanza straniera.

[Fonte Giornale di Sicilia]