L’allerta è arancione, ma fuori c’è il sole: cos’è successo?

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Diciamocelo chiaramente. Ieri mattina, quando abbiamo visto splendere il sole, abbiamo pensato un po’ tutti la stessa cosa: va bene che la meteorologia non è una scienza esatta, ma che fine ha fatto l’allerta arancione?

Non una sola goccia d’acqua è caduta a partire dalla mezzanotte, non una raffica di vento a soffiare, non un tuono in lontananza. Eppure i presidi della protezione civile erano stati attivati, il territorio era pronto. Questo, unito al mancato allarme di venerdì scorso (quando i Sindaci di Vittoria e Acate si sono visti arrivare una bomba d’acqua e una grandinata di proporzioni devastanti, pur avendo in mano solo un’allerta gialla) e ad altre circostanze in cui le previsioni non ci hanno indovinato, rischia, nel tempo, di far perdere credibilità nei confronti del sistema regionale con la conseguenza che magari, quando si diramerà, speriamo mai, una bella allerta rossa, in pochi la prenderanno sul serio.

Per capire come funziona il sistema abbiamo parlato con l’arch. Marcello Di Martino, dirigente della protezione civile di Ragusa, e abbiamo capito dove sta l’inghippo. Per Di Martino il problema è tecnico ed è a monte, nella pianificazione. “Il bollettino lo emana il Centro Funzionale Decentrato Multirischio Integrato della Regione – spiega Di Martino – in base ad una suddivisione della Sicilia in 9 zone climatiche. La nostra è la F e, pur estendendosi, approssimativamente, da Licata a Pachino, non è neanche la più grande! Se nei modelli matematici un’ampia zona distante dal ragusano è arancione, questo si ripercuote anche negli iblei, proprio perché appartenente alla stessa zona climatica. Ieri, infatti, il maltempo ha colpito Siracusa e ha risparmiato il ragusano, quindi non è vero che abbiamo sbagliato. Non si può parlare di mancata allerta nemmeno per quello che è successo venerdì scorso a Vittoria e ad Acate, perché il restante territorio non ha avuto grossi problemi, quindi il giallo era corretto, nonostante tutto. Il problema, semmai, come detto, è l’eccessiva ampiezza delle zone climatiche. In Toscana, ad esempio, che è una regione più piccola della nostra, ce ne sono ben 26”.

Come ovviare, allora, ad inconvenienti simili e avere previsioni più attendibili e circoscritte? “Noi non possiamo intrometterci nei bollettini regionali – continua Di Martino – ma quello che si può fare è prestare attenzione alle loro sfumature. Spesso tra un «prestare attenzione» e un «prestare massima attenzione» può passarci un alluvione. Anche se l’allerta è gialla, in base alla criticità dei singoli territori tutto può cambiare. Il Ragusano, inoltre, è molto complesso e va dal mare, alla pianura e alla montagna, quindi tutto può variare nel raggio di pochi chilometri. Se c’è qualcosa, al massimo, che come protezione civile ci possiamo rimproverare, è il non aver provveduto a fornire un aggiornamento alle previsioni”.