Il ‘caso’ della donna eritrea, Cuttitta: “Come vescovo sento il dovere di chiedere scusa”

286

Ha scelto un momento importante monsignor Carmelo Cuttitta per dire la sua, in modo fermo e autorevole, su quanto accaduto ieri al reparto di Neonatologia del ‘Maria Paternò Arezzo’. La messa per i tre anni di ingresso in diocesi, celebrata questa sera in Cattedrale dinanzi a tanti sacerdoti e tanti fedeli. 

A conclusione dell’omelia ha voluto “mettere in risalto quando accaduto ieri in Neonatologia. Una donna eritrea, che si temeva per il solo colore pelle potesse contagiare chissà quali malattie ad altri bambini ci induce a fare qualche riflessione. Come vescovo di Ragusa sento il dovere di chiedere scusa, perché ad agire sono stati ragusani, sicuramente battezzati, che magari si professano cristiani. E allora spetta anche al vescovo chiedere scusa perché l’umanità non ha colore, perché siamo tutti figli dello stesso Padre. Perché non possiamo professarci cristiani e poi assumere comportamenti che negano il Vangelo.

Viviamo in un clima di crescente insofferenza, alimentato anche da una politica che mira a dividere e creare allarmi. E genera paura e su questa paura e su un linguaggio e su atteggiamenti spregiudicati fonda la sua capacità di accrescere consenti. L’episodio di ieri è un figlio di questo clima, che vuole negare valori come l’accoglienza, la solidarietà e vuole privare una consistente parte di umanità anche del diritto al futuro e alla speranza. Questa donna, la mamma di una bambina appena nata, si era avvicinata ed è stata allontanata in malo modo. Non possiamo rimanere inerti quando ci sono di mezzo la vita e i disagi degli altri. Ecco, cari fratelli e sorelle, guardiamo attorno a noi e sbracciamoci e lavoriamo perché in questo mondo siamo tutti fratelli e sorelle e tutti veniamo dallo stesso Dio”.

Parole che confermano la linea data dal vescovo Cuttitta in tema di accoglienza, con l’appoggio ai corridoi umanitari che hanno portato in diocesi già alcune famiglie, assistite dalla comunità ecclesiale.