LiberaIdee, rapporto su percezione e presenza di agromafie e corruzione in Sicilia

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Una regione in cui la politica è vista come una sfera “altra” rispetto al proprio vissuto quotidiano, un tema sul quale ci si informa ma senza partecipazione diretta. Sono soprattutto i più giovani a essere poco politicamente impegnati, dichiarando un generale disinteresse nei confronti della politica. Una regione in cui la mafia è percepita come fenomeno preoccupante e socialmente pericoloso e dove la corruzione è abbastanza diffusa nella percezione e nelle esperienze dei cittadini, con una sfiducia soprattutto nei confronti di membri del governo, del Parlamento e dei partiti. E dove chi potrebbe o dovrebbe denunciarla ha paura delle conseguenze o ritiene la corruzione un fatto normale.

La fotografia sulla percezione e presenza delle mafie e della corruzione in Sicilia è stata scattata da Libera, che il 24 giugno alle 19 presenta all’Auditorium “Domus S. Petri” il rapporto regionale di LiberaIdee, con un focus sul tema “Agromafie e caporalato: quando il pane quotidiano è prodotto dallo sfruttamento”, alla presenza di Giuseppe Scifo, Segretario Generale CGIL Ragusa; Bruno Giordano, magistrato; Don Gianni Treglia, Caritas Noto; Raissa Silvi Marchini, Cooperativa Sociale Proxima.

Una ricerca sociale quantitativa e qualitativa condotta in tutta Italia e anche in Sicilia con la somministrazione di  1.005 questionari, pari al 9,7% del campione nazionale di ricerca. Ma LiberaIdee è anche un viaggio nazionale che ha portato i temi della ricerca in tutta Italia e che dal 24 al 29 giugno vedrà in Sicilia iniziative pubbliche, dibattiti, reading di teatro, banchetti informativi.

Politica.  L’autocollocazione politica dei rispondenti mostra una prevalenza di coloro che si dichiarano di appartenere al centro-sinistra (40,8%)  mentre  non si dichiarano né di destra né di sinistra il 48,5%. Emerge con forza una concezione della politica come una sfera “altra” rispetto al proprio vissuto quotidiano, un tema sul quale ci si informa ma senza partecipazione diretta: soltanto il 12% dei rispondenti si ritiene politicamente impegnato, mentre il 53,8% dice di tenersi informato ma senza partecipare. Ben il 22,6% dichiara che la politica non gli interessa o genera disgusto.

Partecipazione e associazionismo. Un rispondente su due non aderisce ad alcuna associazione, mentre la maggior parte degli associati dedica il suo tempo a uno specifico gruppo. Tra questi, prevalgono quelli di carattere culturale (28,6%) e di volontariato sociale(25,8%).

Globale è locale. Il fenomeno mafioso è percepito da tre intervistati su quattro come un fenomeno globale; quasi nessuno ritiene che i gruppi mafiosi siano presenti solo nel Sud del paese. Secondo i rispondenti, tra le attività principali della mafia in Sicilia vi sono il traffico di stupefacenti (55%) e soprattutto l’estorsione (62,0% a fronte del 23,8% nazionale). Altri reati indicati come caratteristici sono la turbativa di appalti (28,4%), la corruzione dei funzionari pubblici (21,0%) e la compravendita dei voti (20,2%). Tra i fattori sociali considerati rilevanti per l’adesione a gruppi mafiosi l’assenza di istituzioni e di una cultura diffusa della legalità. Guardando alle motivazioni individuali che spingono un individuo ad aderire alla mafia, prevale tra i rispondenti l’idea che l’affiliazione mafiosa sia legata alla possibilità di ottenere guadagni facili e, in seconda battuta, alla ricerca di prestigio e potere.

Corruzione. La percezione della diffusione della corruzione in Sicilia risulta molto più ampia rispetto al campione nazionale (93,9% a fronte dal 73,4%). In particolare, oltre la metà dei rispondenti ritiene che la corruzione sia molto presente nel territorio regionale. Circa due rispondenti siciliani su cinque dichiarano di conoscere personalmente o di aver conosciuto in passato qualcuno coinvolto in pratiche corruttive; si tratta di una quota elevata, pari al 30,5%. Anche in questo caso emerge una generalizzata sfiducia nei confronti della classe politica: tra le figure più coinvolte in pratiche corruttive, vengono menzionati soprattutto esponenti politici e membri del governo. I motivi principali per cui gli episodi di corruzione non sono denunciati, scelti tra una rosa ampia di possibilità (potendone selezionare fino a tre), sono primariamente il timore per le conseguenze della denuncia e, in seconda battuta, la paura che l’intero sistema sia corrotto, compresi coloro che dovrebbero raccogliere la segnalazione. Preoccupa che il 26,7% degli intervistati afferma infine che coloro che non presentano denuncia di fronte a fenomeni corruttivi  perché ritengono la corruzione un fatto normale.

Beni Confiscati. Nella maggior parte dei casi – tre rispondenti su quattro – gli intervistati sanno che i beni che sono stati confiscati sono poi dati in uso per fini istituzionali o sociali. Nella grande maggioranza dei casi – oltre otto su dieci i beni confiscati sono percepiti come una risorsa per il territorio, capace di portare benefici all’intera comunità locale. Per quel che concerne le opinioni relative a quale debba essere l’utilizzo dei beni confiscati, secondo i rispondenti dovrebbero essere destinati in misura prioritaria cooperative orientate all’inserimento lavorativo dei giovani (39,3%) e alla realizzazione di luoghi pubblici di aggregazione e di educazione alla cittadinanza (23,9%).

 

Mafie straniere. La metà degli intervistati ritiene che in Sicilia vi sia la presenza di organizzazioni criminali di origine straniera con caratteristiche similari alle mafie tradizionali italiane. Il 48,5% degli intervistati tuttavia non saprebbe dire con certezza quale sia la mafia maggiormente presente in Sicilia. Tra coloro che rispondono in modo puntuale alla domanda, invece, prevale molto nettamente l’indicazione della mafia di origine cinese (22,7%) e a seguire quella albanese (7%).

Tra le iniziative di LiberaIdee in Sicilia, dopo Palermo (24 Giugno ore 17.30), e Modica, il 26 giugno ancora a Palermo i giovani dei campi di Estate Liberi intervisteranno gli abitanti del centro storico sui temi della ricerca, mentre a Siracusa membri delle istituzioni e della società civile si confronteranno sulla questione della criminalità organizzata di origine straniera. Il 27 giugno un incontro a Naro presso la cooperativa Rosario Livatino – Libera Terra e il 28 giugno infine a Enna si parlerà di mafie e pubbliche amministrazioni.