Trent’anni anni fa l’avvio dei lavori per la ‘Casa don Puglisi’ di Modica

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“Voglio ringraziarvi per la gioia di avermi dato nel celebrare l’eucarestia in famiglia. Mi avete reso felice, quando ho visto il vostro sorriso; nonostante le difficoltà che ogni giorno s’incontrano, la gioia, semplicemente, è entrata nel mio cuore”. Sono le parole con le quali il vescovo di Noto, monsignor Antonio Staglianò, ha introdotto l’omelia nella messa celebrata ieri sera alla ‘Casa don Puglisi di Modica’. Il vescovo, all’arrivo alla ‘Casa’, è stato accolto dal sorriso dei bambini e’accompagnato’ dall’affetto delle mamme, degli operatori e dei volontari. Nel salone grande, con pochi e ben distanziati presenti, per il rispetto delle norme per contenere il Covid-19, è stato ricordato un anniversario importante: trent’anni fa, infatti, proprio a giugno, iniziarono i lavori al Castello (originaria sede della ‘Casa’), per ospitare la casa di accoglienza che sarebbe poi stata inaugurata il 26 ottobre. Ma già in giugno, il vescovo Salvatore Nicolosi celebrò l’eucarestia nel cantiere. “Trent’anni dopo, ancora una volta assieme al vescovo, segno di una chiesa locale attenta ai più deboli, si sono messi al centro l’eucarestia e la Parola di Dio”, spiega il direttore della ‘Casa’, Maurilio Assenza. Al centro della riflessione del vescovo, nell’omelia, il tempo, quei trent’anni di ‘Casa don Puglisi’, che “sono come trecento anni”, perché vissuti in pienezza, nella donazione. Come gli anni della vita di don Pino Puglisi: “Non bastano milioni di esseri umani con la loro vita per fare, con il loro tempo, il tempo di don Pino: perché lui ha amato come Gesù. Ha amato fino a morire”. E ha aggiunto: “Questa è casa dell’amore, dove ci si ama come Gesù c’insegna: qui accade un miracolo straordinario, il tempo si perde ed entra nella nostra vita l’eternità di Dio, che è solo e sempre amore”. Al termine della celebrazione, il vescovo ha benedetto l’icona dell’unzione di Betania, ‘scritta’ dalle Clarisse di Paganica. “Perché a Betania si celebra l’amore eccedente. Il passare per Gesù, che rende autentica ogni relazione coi poveri. Diversamente si farebbe solo assistenza o, peggio ancora, si rischierebbe di cadere in logiche di calcolo. Passando per Gesù, attraverso il suo amore, il cuore resta pulito, la carità è gratuita, ogni azione diventa scommessa e liberazione”, dice Maurilio Assenza. Molto suggestiva la benedizione finale, dopo una breve processione per portare la reliquia di don Pino Puglisi nella cappella della ‘Casa’. Sono stati ancora i bambini ad accompagnare la semplice processione fino alla cappella che, come ‘pietra miliare’, si trova proprio sotto il salone grande. Presente alla celebrazione anche il vicesindaco, Rosario Viola, in rappresentanza della città. “Una presenza, quella dell’amministrazione comunale – afferma Assenza -, che testimonia come la città ha nella Casa uno dei suoi segni importanti nel tessuto relazionale”.