8 marzo. Conquiste sociali, politiche e di emancipazione

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Conquiste sociali, politiche e di emancipazione. Questi oggi sono concetti un po’ lontani per la mia generazione. Queste sono le conquiste che le donne hanno ottenuto nel corso della storia, con le loro battaglie, le loro manifestazioni in piazza, il loro urlo per l’affermazione. Abbiamo letto nei libri di storia le disparità che le donne erano costrette a subire. Io sono figlia di una nuova generazione che gode oggi del frutto delle lotte che altre donne hanno portato avanti per me e per le generazioni future. Noi non abbiamo vissuto quell’era dove il pathos e il desiderio di riscatto era forte e impetuoso. Gli obbiettivi posti dall’Agenda 2030 riguardanti in particolare la parità di genere ci devono spingere a continuare queste lotte per il riconoscimento delle pari opportunità economico-sociali per le donne: sia in ambito lavorativo eliminando la disparità nella retribuzione quanto in quello politico, dove la compagine femminile viene oggi garantita dalle “quote rosa” piuttosto che da una spontanea partecipazione.

Il dato allarmante però, che è una piaga dolorosissima della nostra società, sono le continue violenze e le discriminazioni che giornalmente le donne sono costrette a subire.

Io mi reputo, sotto questo aspetto, una persona fortunata. Sin da bambina il mio sogno è stato quello di raccontare il quotidiano; a 17 anni ho scoperto il mondo del giornalismo e ho puntato tutto per raggiugere quell’obbiettivo. Svolgo un lavoro che mi piace e mi appassiona e nella mia carriera (il 28 aprile saranno esattamente 24 anni da quando sono entrata per la prima volta in una redazione giornalistica) ho avuto la fortuna di incontrare professionisti intelligenti che mi hanno sempre valorizzata senza mai discriminarmi, e ciò nonostante in provincia di Ragusa siano tanti i colleghi uomini, anche se la mia generazione ha dato una sterzata a questa tendenza.

Ho sempre amato il mio lavoro e per questo sono arrivata a diventare mamma solo ad una certa età (non ho più trent’anni…). Al di là del sentirmi pronta come donna, ci sono stati diversi motivi per cui ho rimandato la scelta nel tempo: temevo un rallentamento della crescita professionale e una serie di difficoltà organizzative dettate da un lavoro a tempo pieno. Ma, come mi dico spesso, il segreto per andare avanti è cominciare, e quindi il momento è arrivato! Non sarebbe stato così in un momento professionale di forte crescita. La maternità richiede cambiamenti che pongono te e l’azienda per cui lavori in condizione di adeguarsi. E per questo ci vuole tempo. Sette mesi fa ho cominciato un nuovo cammino, un viaggio tutto nuovo verso un’emozionante scoperta. Quando si decide di avere un figlio è importante che venga seguito dai genitori. A 15 anni ho perso mia mamma in un tragico incidente stradale, così sono dovuta crescere in fretta e per quanto potessi essere già “grande” avevo ancora bisogno di lei. Quindi io ci sono al momento e voglio essere presente per mio figlio! Spero di poter essere in grado di trasmettere a mio figlio quegli insegnamenti di rispetto e di parità che i miei nonni hanno trasmesso a mio papà e ai miei zii, così come i miei suoceri hanno saputo inculcare a mio marito. Sono uomini in grado di sobbarcarsi tutte quelle incombenze che prima erano appannaggio rigorosamente delle donne.

Dall’ottobre scorso ho avuto l’onore di rivestire la carica di Segretario del sindacato dei giornalisti, un incarico importante che mi ha permesso di affrontare da vicino le problematiche che interessano la professione giornalistica. In passato quest’incarico è stato ricoperto prevalentemente da uomini, a parte una parentesi rosa che ha visto delle colleghe in questo ruolo. Pertanto la mia elezione assume un elevato valore simbolico. In una provincia piccola come quella di Ragusa la difesa della professione giornalistica risulta essere molto più difficile rispetto al passato perché la rivoluzione digitale ha completamente cambiato gli scenari togliendo ai media quel ruolo di mediazione tra i fatti e l’opinione pubblica. Questa disintermediazione ha fatto sì che la platea di coloro che pubblicano notizie sui social, senza i filtri che il giornalista è in grado di applicare seguendo i canoni della deontologia, sia molto ampia e non qualificata. Questa è una sfida che come donne ci vede in prima linea manifestando quelle doti di chiarezza, rigore e veridicità dei fatti a cui molto spesso altri rinunciano.

Infine, un pensiero lo voglio rivolgere all’Ucraina e a tutte quelle donne che con le lacrime agli occhi hanno salutato i loro mariti, compagni e padri, partiti per la guerra mentre loro con coraggio e speranza accudiscono i loro figli vivendo l’angoscia quotidiana di non ritrovarli mai più.

L’auspicio è quello di celebrare questa ricorrenza come un momento significativo verso quegli obbiettivi a cui le donne devono tendere.

Sonia Iacono