Il peschereccio della morte: il video girato a bordo da un migrante

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È stato un video ripreso da un profugo siriano che era tra i passeggeri del peschereccio rimorchiato a Pozzallo, con 45 morti asfissiati nella stiva, a permettere alla polizia di individuare e arrestare altri due scafisti, dopo i primi due già individuati prima ancora che la nave arrivasse in porto.

Un altro testimone ha riferito delle condizioni drammatiche nelle quali si trovavano al momento della partenza, dalle coste della Libia: “Ci hanno fatto sistemare nel barcone come dicevano i libici, chi provava a dire qualcosa di diverso, perché non voleva mettersi dove dicevano loro, veniva minacciato con pistole e picchiato.
Nella stiva andavano solo i neri, che sono sempre trattati malissimo in quanto i libici sono razzisti con quelli che hanno la pelle scura, mentre i bianchi venivano fatti stare sul ponte”.

Siamo stati trattati come bestie dai libici, che hanno compiuto violenze inaudite nei confronti di tutti, ma in particolare degli uomini del Centro Africa”, è la ricostruzione concorde dei diversi testimoni ascoltati dalla Squadra mobile e al vaglio della Procura di Ragusa.
Tra le persone sentite anche amici e lontani parenti delle vittime, alcune delle quali hanno già un nome, anche se non ancora ufficialmente. “Abbiamo provato a salvarli appena ci siamo resi conto di quello che stava accadendo” ricorda una di loro “abbiamo fatto di tutto ma purtroppo era tardi, sembrava dormissero, non pensavamo fossero morti“.

Tutti accusano i trafficanti libici: “È stata tutta colpa loro” ricostruisce un migrante testimone dell’accaduto “ci hanno messo lì dentro come le bestie e non potevamo neanche uscire perché sopra era tutto pieno, non ci potevamo muovere“. “Abbiamo chiesto di potere tornare indietro” ha rivelato un migrante sopravvissuto “perché eravamo troppi e rischiavamo, ma non c’è stato alcunché da fare: ci hanno detto ‘ormai siete qui e dobbiamo arrivare in Italia‘”.

Nel frattempo dovrebbero essere ultimate oggi le autopsie che due medici legali, di Catania e Siracusa, incaricati dalla Procura di Ragusa che stanno esaminando i 45 cadaveri che erano all’interno del peschereccio . “Ci potrebbero essere dei minorenni, dei ragazzini, ma non dei bambini, tra le vittime“, ha riferito uno dei due medici legali: “Erano tutti sovrapposti perché lo spazio era troppo piccolo per tante persone”.