“Suono come una ragazzaccia”. Intervista a tutto campo a Nadia Marino

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E’ arrivata sul palco di The Voice con la grinta e la sicurezza di chi sa di avere davvero del talento e di averlo coltivato per anni facendo seriamente la gavetta. Ha affidato tutte le sue speranze al brano “Black horse and the Cherry Three” accompagnata dalla sua inseparabile chitarra e in pochi secondi è riuscita a catturare l’attenzione dei quattro giudici che uno dopo l’altro, attratti irresistibilmente dalla sua presenza magnetica sul palco, si sono voltati per dirle “Vieni nella mia squadra!”. E’ iniziato così il sogno della vittoriese 28enne Nadia Marino all’interno di uno dei talent show musicali più importanti e famosi a livello mondiale. Superate le “blind auditions”, conclusesi ieri sera, per lei si sono di diritto spalancate le porte delle “battles” ma non è possibile al momento sapere con certezza quando la potremo rivedere su Rai Due nella squadra di Piero Pelù. Intanto per lei, da oltre una settimana ormai, si moltiplicano gli attestati di stima da tutta Italia ed in particolare, ovviamente, dalla sua Vittoria e da tutta la provincia di Ragusa.
Da brava artista “on the road” non hai mai particolarmente amato i talent. Cosa è cambiato adesso? Perché hai deciso di partecipare?
Si, hai colto in pieno, artista on the road perché amo viaggiare e in più canto e scrivo in inglese, anche i miei pensieri nel mio taccuino tascabile li scrivo in inglese. Per questo motivo non consideravo di fare nulla qui in Italia, se non avere una base da cui spostarmi. Avrei sicuramente provato a fare un talent nel caso in cui mi fossi trasferita in Inghilterra, trovando il livello dei concorrenti molto più alto. L’anno scorso esce The Voice in Italia, io lo conoscevo già perché negli USA Christina Aguilera, che io stimo moltissimo, è una dei Coach. Ho subito apprezzato la filosofia della Blind Audition che secondo me ha cercato di smorzare la continua ricerca del talento più bello che bravo. L’anno scorso una nostra concittadina è arrivata alle Blind e ho cominciato a seguire il programma, soprattutto perché c’è Piero Pelù, mio idolo dall’adolescenza. Guarda caso per il giorno dell’audizione io dovevo comunque trovarmi a Roma, così ho preso due piccioni con una fava. Mi sono detta : “se arrivo negli studios e trovo 100 metri di fila me ne vado!”. Invece erano tutti organizzatissimi e gentili. Ho fatto il provino ed è andato bene, ed eccomi qui. Non cambio idea sui talent ma The Voice è di sicuro un’ottima vetrina per chi ama la musica.
Cosa, secondo te, ha colpito maggiormente della tua esibizione? Cosa è venuto fuori di te durante quei pochi minuti?
Quello che ha colpito maggiormente credo sia stato il fatto che suonassi la chitarra, in più il brano è proprio ritmico, anche a livello vocale, non c’è un testo particolarmente profondo, anzi.. Quello di cui mi dispiace è che non è uscita fuori l’altra parte di me, quella riflessiva e intensa, ma la canzone non me lo permetteva. Nel video non si vede bene, ma il pubblico in studio ha cominciato a ballare a battere le mani e io mi sono sentita piacevolmente invasa e sopraffatta e ho cantato per lui. Questo scambio di energia rimbalza sui coach, ne sono convinta e loro hanno sentito che mi stavo divertendo e che credevo in quello che stavo facendo. Poi che canto e suono come un uomo è vero, nel senso che non mi preoccupo di dover sembrare composta e femminile, quando suono mi piace sudare e rompere le corde e loro l’hanno intuito, non ho visto stupore nei loro visi, non si aspettavano una ragazza coi fiocchetti in testa, ma una “ragazzaccia”, come mi ha definita Piero.
Ti aspettavi un simile riscontro? Si sono girati tutti e quattro, tutti ti volevano nella loro squadra!
Guarda, arrivati su quel palco non ci si aspetta davvero niente, forse si hanno più aspettative verso se stessi che verso di loro. Tu arrivi su quel palco e vedi le poltrone girate, ma non hai neanche il tempo di pensarci perché parte la base e hai soltanto novanta secondi. L’emozione e l’adrenalina ti fanno sentire ubriaca, ti lasci pervadere da quel momento. Quando vedi le poltrone girarsi, da un alto sai che sei dentro, dall’altro lato devi mantenere il controllo per finire dignitosamente il brano e in un lampo è tutto finito e ti vedi quelle quattro faccine in carne ed ossa davanti a te! Io non mi sono mai sentita così felice. Dentro la mia testa dicevo “Dio, grazie per avermi donato questo momento di pura felicità!”.
Il tuo amore per la musica ti ha portato a viaggiare molto, anche da sola. Sei una ragazza che non ha paura di inseguire i propri sogni?

Non ho paura di inseguire i miei sogni, anche perché quando mi accorgo che alcuni non sono realizzabili riesco a ridimensionarli e i nuovi sogni più realizzabili diventano la mia aspirazione più autentica. Ho paura più che altro della stanchezza, perché avere dei sogni non è sempre facile, tutt’altro. Ci vuole troppa tenacia, troppa pazienza e troppa solitudine.

Cosa ti aspetti da questa esperienza? Punti alla vittoria o a cosa?
Da questa esperienza mi aspetto solo di imparare cose che non so. Sto scoprendo ad esempio di essere più disinvolta davanti alle telecamere di quanto pensassi, poi sto coltivando nuove amicizie, soprattutto con i ragazzi del mio team. Non punto alla vittoria, anche perché facendomi due conti non credo di arrivare in finale, non perché non mi reputi abbastanza brava, ma perché al vincitore va un contratto con la Universal, e si sa che in Italia emergono artisti che cantano in italiano, e io non sono fra quelli. Spero invece di poter avere quanta più visibilità per promuovere con più facilità il mio disco quando sarà pronto.