Alla mia piccola Rita e alla mia amica Ausilia, voglio dire solo: “Grazie”

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Uno dei palloncini liberati al termine dei funerali della piccola Rita Lorefice

Rita l’ho conosciuta che era ancora nella pancia di Ausilia.
Ausilia la conoscevo già da anni, saranno una decina ad oggi.
Da quando le nostre strade si sono incrociate, ci siamo annusate, e capito che potevamo essere amiche.
Quando Rita è sgusciata fuori, alla luce, potevo immaginare di tutto, tranne ciò che è successo.

Mi chiedo, fissando questo foglio bianco, quanto giusto sia, oggi, parlare ancora di lei.
Nel bel mezzo di un’onda mediatica che da giorni la segue.
Non sarebbe meglio adesso un po’ di silenzio?
“Ma tutti questi che ora ne parlano, dov’erano quando ne avevamo bisogno?”. Ausilia, l’altra sera, in piedi, nella cucina di casa sua. Mentre di là, nella sua cameretta, Rita dormiva ormai serena.

Ho accolto due giorni fa, l’invito di questa testata a scrivere di lei; mi è sembrata un’occasione per dare voce a chi questa storia l’ha vissuta un po’ più da vicino e potrebbe raccontarla tutta e meglio
Ma in questo momento sento che l’unica cosa che conta non è raccontare ma ringraziare; come a chiudere il cerchio degli stati d’animo che si sono alternati in questi giorni.
Lo faccio anche a nome di tutti gli amici che hanno gravitato attorno a Rita e alla sua famiglia in questi due anni e 9 mesi.

Il più grande Grazie prima di tutto va a lei.

Perché quando un’anima, il cui cammino ha incrociato il nostro, lascia questo mondo, è doveroso ringraziare. Per tutto ciò che ci serviva e ci ha lasciato, e per il superfluo che si è portata via.
Ed è per questo che le persone amate in fondo non muoiono mai. La loro essenza, quella resta. Nel cuore, nella mente, intrisa nella pelle. L’esperienza intensa di Rita ne ha causato di terremoti alle nostre anime, che ancora non ce ne rendiamo neanche conto.
Per cui grazie, piccola nostra. Anche solo per averci permesso di amarti. Che l’amore non è così scontato a questo mondo, ma si impara.

Grazie ad Ausilia.
Perché ne ebbi il sospetto, quando l’annusai e la scelsi, che la mia amica fosse una Donna speciale.
La Forza le appartiene, come anche la tenacia e l’assoluta dedizione di una madre che sa combattere senza riposo alcuno. Che sa soffrire in silenzio. Incredibilmente lucida nonostante la fatica fisica nel sostenere la malattia di Rita e il dolore immenso della sua perdita.
Per cui grazie amica mia, perché mi permetti di starti vicina.

Grazie (a nome anche di Ausilia e Carmelo) al dottore Giannone e alla dottoressa Colombo, i pediatri di Rita. Presenti, amorevoli e umani. Come tutti i medici dovrebbero essere, ma spesso non sono. Che l’hanno seguita con dedizione e professionalità.
A Lea, l’infermiera che, nonostante la conoscesse da poco, si è messa a disposizione di Rita con tutta la cura e l’amore di cui era capace.

Grazie ai clown di CiRidiamoSù, che a Rita hanno voluto bene e alla quale, fino alla fine, hanno regalato leggerezza e calore.
A tutti quelli che si sono mobilitati nella solidarietà, gli artisti coinvolti negli eventi per raccogliere fondi. Chiunque abbia aderito e appoggiato questi eventi.
Alla scuola “Raffaele Poidomani” e agli ex alunni di Ausilia che hanno voluto esserle accanto l’altra mattina in chiesa.
Ai colleghi di Carmelo dell’Aeronautica e della Marina Militare per il picchetto d’onore.
A tutte le persone che hanno seguito Rita sulle pagine facebook, che l’hanno amata, che hanno fatto chilometri per portarle un semplice saluto.

E infine grazie a chi continua a lottare. Perché la morte di Rita serva ad altri bambini che come lei stanno male e aspettano. Perché le guerre, se non fosse ancora chiaro, non si combattono più come nei libri di scuola. Ma i guerrieri esistono comunque e continuano a sperare.

A.F.