Ma quali Liberi Consorzi. La riforma amministrativa dell’Isola è un flop

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Uno su trecentonovanta.
Non è proprio un record gratificante per il Governo regionale, quello dei Consigli comunali dell’Isola che sono stati finora in grado di dare seguito alla riforma sulla abolizione delle province e la costituzione dei nuovi liberi Consorzi dei Comuni.

Su tutti quelli della Sicilia, infatti, solo il Consiglio comunale di Gela – guarda caso, la città d’origine di Rosario Crocetta – ha già provveduto ad approvare la delibera con cui ha deciso di staccarsi dalla ex provincia di Caltanissetta per provare ad avviare un nuovo percorso amministrativo autonomo, che comunque dovrà passare da un referendum confermativo.

Per il resto discorsi simili (ma fermi, appunto, al livello dei discorsi) si fanno solo nelle Madonie (41 comuni delle aree interne fino a ieri distribuite tra Enna, Messina, Caltanissetta e Palermo), nel Belice (21 comuni delle ex province di Agrigento, Palermo e Trapani) a Caltagirone (che potrebbe seguire Gela) e – com’è ampiamente noto – a Modica, dove però le resistenze dei sindaci dei Comuni del comprensorio sembrerebbero aver fatto perdere persino al sindaco Abbate il mordente su questo suo progetto: l’argomento, infatti, da qualche settimana a questa parte è letteralmente scomparso dalle priorità della sua agenda politica.

A decretare il “flop” della riforma sono i tempi che essa stessa ha stabilito: 180 giorni dalla pubblicazione della legge sulla Gazzetta Ufficiale per approvare delibere (a maggioranza qualificata) e indire i referendum territoriali. Considerato che ne sono già passati 90, sembra plausibile escludere che si concretizzeranno grandi rivoluzioni nella geografia amministrativa del territorio ed è quindi probabile che nella maggior parte dei casi i nuovi Consorzi dei Comuni resteranno identici alle vecchie province, cambiando solo il nome e qualche voce di spesa riguardo ai costi della polticia.

Qualcuno – questo va riconosciuto – si sta muovendo per approvare l’adesione ad uno dei consorzi già istituiti dalla legge e corrispondenti alle ex province.
A Niscemi hanno già predisposto gli atti per confluire nel nuovo Consorzio di Catania e la stessa cosa stanno facendo Piazza Armerina con Enna, Butera e Mazzarino con Caltanissetta.
Nel frattempo da Palermo giungono notizie che sembrano far slittare in autunno qualunque provvedimento attuativo della riforma, proprio quello che invece i Comuni attenderebbero maggiormente per comprendrere quali saranno le nuove competenze e le nuove funzioni dei liberi Consorzi (da chiarire c’è, e non è una cosa secondaria, il futuro di oltre sei mila dipendenti delle ex Province).