Sui fondi Ue non serve parlare, ma progettare. La Sicilia deve ancora spendere più di 500 milioni

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Con 2.112,9 milioni spesi, appena il 48,5% dei Fondi strutturali europei per il quinquennio 2007-2013, la Sicilia è una delle Regioni del Sud Italia che rischia di perdere di più, quando arriverà la scadenza definitiva del 31 dicembre 2015 e da Bruxelles taglieranno le risorse.

Sono 17,6 miliardi in tutto i soldi che il Mezzogiorno deve spendere in 14 mesi, per non far andare definitivamente sprecata questa opportunità di rimetterci in pari con il Nord e con il resto d’Europa, attraverso investimenti strutturali in grado di cambiare davvero la fisionomia delle cinque Regioni coinvolte (Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia e Campania).

Finora l’accelerazione che sarebbe stata necessaria non c’è stata, anche se a livello nazionale l’obiettivo di spesa è stato sfiorato: 62,2% contro il traguardo di 62,5%.
Ma da queste percentuali le cinque regioni del Mezzogiorno del “piano convergenza” , su cui confluiscono 31,6 miliardi dei 46,8 complessivi della programmazione 2007-2013, sono parecchio lontane, fermandosi, in media, al 57,8%.

Ma la prima scadenza sarà già alla fine del 2014 e verso questa data le criticità maggiori restano proprio quelle dei piani per lo sviluppo regionale della Sicilia, che deve spendere 597,2 milioni in sessanta giorni, anche se guardando all’orizzonte di fine 2015, quindi alla chiusura del ciclo, il malato più grave resta la Campania con il suo Fondo europeo per lo sviluppo regionale (Fesr), fermo al 39,2%.

Proprio su questo argomento si sono confrontati Rosario Crocetta e Graziano Delrio, in occasione della visita del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio a Palermo, e il Governo nazionale si è detto disponibile a rafforzare le task force che seguono la Regione nella spesa.
Si parla, anzi, della costituzione di una task force specifica, composta da funzionari, dirigenti e dipendenti delle partecipate che, nei prossimi mesi, dovranno lavorare esclusivamente, oltre che al problema (non meno grave, per la Sicilia) della certificazione della spesa per i progetti già finanziati.

Il quadro è ancor più sconfortante se si pensa che nel frattempo queste Regioni, Sicilia in testa, dovrebbero lavorare ai nuovi programmi 2014-2020: i programmi operativi che non saranno approvati entro fine 2014 o a inizio del 2015, il nuovo ciclo di pianificazione partirà con due anni di ritardo.