Sugli scali siciliani la spada di Damocle delle privatizzazioni. Anche sull’aeroporto di Comiso?

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Quasi due milioni di fondi ex Insicem stanno per essere destinati all’incremento di voli all’Aeroporto Pio La Torre di Comiso.
La notizia, ormai di pubblico dominio, non può che essere accolta con entusiasmo, se si pensa che nel 2015 si potrebbero raggiungere i tanto agognati 500.000 passeggeri che consentirebbero di rendere autonomo economicamente lo scalo, nel momento in cui sarà ufficialmente siglato l’atto che lo inserisce nel Piano Nazionale degli Aeroporti.

Questo, come tutti sanno, potrà evitare che i costi dell’Enav siano a carico degli enti pubblici. Ma proprio mentre si lavora per raggiungere questi obbiettivi, incombe su tutti gli aeroporti, compresi quelli siciliani, la spada di Damocle delle privatizzazioni.
E qui viene il bello (o il brutto).

La maggior parte delle strutture aeroportuali gode di finanziamenti che derivano dal possesso di quote da parte di Provincie e di Camere di commercio.
Stando però a quanto si discute in questi giorni all’Ars, sia le Provincie, sia le CamCom dovrebbero essere tagliate o ridotte, le CamCom addirittura da 9, dovrebbero diventare 3. Domanda: a chi andrebbero le quote?

Se l’è posta anche il presidente dell’Enac, Vito Riggio che, attingendo alla Legge di Stabilità, ha dichiarato che le CamCom possono e devono vendere le loro quote, i cui proventi andrebbero destinati alla liquidazione di stipendi e pensioni dei dipendenti.

Anche Mancini, A.D. di Sac Catania, andando oltre la Legge di Stabilità, ha dichiarato che la cosa importante è consentire alle società di gestione degli aeroporti, non solo di fare investimenti, ma di farli nei tempi opportuni. E a tal proposito, ha fatto sapere che Sac investirà 600 milioni di euro di autofinanziamento nell’aeroporto di Catania.

E Comiso? Oltre i due milioni degli ex Insicem, può sperare in finanziamenti privati, o investimenti di Sac, partendo dal presupposto che InterSac ha la maggioranza di quote del Pio Latorre?