Le regole della discordia. Le opposizioni di Ragusa si appellano a Palermo

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Le modifiche allo Statuto comunale tornano al centro di polemiche a Palazzo dell’Aquila.
Protagonisti della nuova “battaglia” gli otto oppositori al provvedimento (i consiglieri Tumino, Lo Destro, Migliore, Mirabella, Marino, Morando, La Porta e Nicita) che in maniera compatta parlano di un atto non in linea con le disposizioni legislative vigenti. Lo avevano denunciato nel corso della seduta dello scorso febbraio, sono tornati a ribadirlo lunedì sera nella stessa sede, citando un documento della Regione siciliana che potrebbe far nascere controversie amministrative di non poco conto.

Ricapitolando, le modifiche allo Statuto comunali furono adottate a fine febbraio dal Consiglio grazie al voto trasversale dei Cinque stelle, Partecipiamo, Movimento Città e Partito democratico. Il provvedimento, nato da una iniziativa consiliare a doppia firma (Stevanato e Ialacqua), scatenò pesanti reazioni dagli scranni di minoranza. Tra i punti maggiormente dibattuti, la cancellazione in corso d’opera dei mononogruppi, passo fondamentale per poter mettere mano al Regolamento dell’ente comunale e quindi alla riduzione dei componenti delle commissioni permanenti e la rimodulazione dei tempi di intervento in Aula. Ed ancora, oggetto di una pregiudiziale posta da Maurizio Tumino, l’iter amministrativo seguito dall’ente in maniera errata.

In sostanza ciò che Tumino ravvisò era che tutte le proposte di modifica allo Statuto comunale avrebbero dovuto essere approvate dalla Giunta municipale, pubblicate sull’Albo pretorio comunale ed essere ampiamente diffuse, per dar modo alla comunità ed alle associazioni locali di prenderne visione e magari intervenire. Passaggi che l’Amministrazione di Palazzo dell’Aquila non seguì, rassicurata dai dirigenti e dal Segretario generale. Per niente convinti, gli otto oppositori hanno inviato un esposto, contenente i verbali delle sedute consiliari nonché il parere del Segretario, alla Regione Siciliana. Ad entrare nel dettaglio è stato il consigliere Maurizio Tumino. “È spiacevole constatare che le questioni che avevamo per tempo sollevato”, afferma l’esponente di opposizione: “e che questa Amministrazione puntualmente tende ad ignorare, ottengono poi riscontro da enti di controllo. Il Dipartimento delle Autonomie locali ha replicato al nostro esposto, sottolineando che le nostre perplessità hanno fondamento”.

Fondamento che, tuttavia, in pratica non trova un’attuazione. Nella comunicazione proveniente dall’assessorato regionale alle Autonomie locali, datata 23 aprile 2015, viene infatti evidenziato che essendo stato soppresso il CO.RE.CO (il comitato regionale di controllo sugli atti delle province, dei comuni e degli altri enti locali), l’unica via per dirimere la questione sarebbe quella di rivolgersi al Tribunale amministrativo regionale. Una strada che gli otto consiglieri potrebbero anche intraprendere.

Si parla di forma ma non di contenuti”. È schietto il pentastellato Maurizio Stevanato nel commentare la notizia. “La lettera della Regione sui punti da noi approvati non ha avuto nulla da ridire, anzi. Non entro nel merito della prassi seguita, è chiaro che si tratta di una scelta dei nostri dirigenti. Se i colleghi di opposizione decideranno di ricorrere al Tar vedremo cosa fare, nel frattempo torno a denunciare che questo processo di rimodulazione delle commissioni consiliari e dei tempi di intervento in Consilio trova ancora ostruzionismo. Una volta approvate le modifiche allo Statuto si doveva metter mano alla proposta di modifica al Regolamento, ma dopo un anno e mezzo dalla presentazione della proposta co-firmata da Ialacqua nulla ancora è stato fatto”.

[ Fonte: La Sicilia ]