Perché le modifiche allo Statuto hanno diviso l’Aula consiliare di Ragusa

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Scintille, toni alti, pregiudiziali, sospensioni, strumentalizzazioni (denunciate e attuate) e qualche dichiarazione dall’alto contenuto politico, amara eco di un tempo che fu.

Sono solo alcune delle note che hanno caratterizzato la seduta del Consiglio comunale di Ragusa, convocata martedì mattina per discutere della proposta di modifica allo Statuto comunale. Un atto di iniziativa consiliare portata avanti da Maurizio Stevanato del Movimento Cinque stelle, in collaborazione con Carmelo Ialacqua di Movimento Città.

Efficacia ed efficienza sono i due criteri che ci hanno guidato nel redigere questa modifica”, ha sottolineato Stevanato: “che si propone di snellire il Consiglio comunale nell’ottica di un risparmio reale per l’Ente. Ci proponiamo anche di recepire alcune norme di legge, come l’inserimento della sfiducia al Presidente del Consiglio. Si introduce il principio secondo cui non possono più esserci gruppi formati da un solo consigliere. Chiediamo infine”, ha concluso Stevanato, “che le modifiche allo statuto siano immediatamente esecutive. Le stesse inoltre saranno propedeutiche alle modifiche del regolamento consiliare, per il quale abbiamo introdotto una rivisitazione dell’assetto attuale delle commissioni, da 15 a 5 componenti. Inoltre abbiamo introdotto il principio di rivisitazione dei tempi che scandiscono i Consigli comunali”.

La discussione generale dell’atto, da sei mesi al tavolo della Commissione composta dai capigruppo tra esposti al Prefetto e rinvii vari, si è aperta con una pregiudiziale posta dalle opposizioni sulla prassi seguita dal Comune nel portare l’atto in Consiglio e si è chiusa con la presentazione di 10 emendamenti, al vaglio dei dirigenti, che verranno discussi giovedì mattina quando, nella nuova seduta convocata a Palazzo dell’Aquila, il documento verrà verosimilmente approvato.

“A suon di maggioranza”, sicuramente, perché le opposizioni hanno ben chiarito di non digerire affatto un provvedimento che “limita la democrazia” all’interno della casa comunale. Tra le più critiche l’ex pentastellata Manuela Nicita, la quale ha dichiarato che proprio a causa dell’atto in discussione ha deciso di abbandonare la maggioranza. “Giustificate questa manovra, che ha come unico scopo quello di mettere il bavaglio alle opposizioni“, ha detto: “con la necessità di ottenere un risparmio economico. Perché piuttosto non limitate l’uso degli esperti o il numero di ‘spettacolini’? Quello che state facendo è sotto gli occhi di tutti, voglio denunciare che la democrazia non è la legge del più forte, bensì la tutela della minoranza e della diversità”.

Voterete una serie di modifiche senza pensare alle conseguenze“, ammonisce Gianluca Morando, il quale rivendica il proprio ruolo di monogruppo, organismo che tutela l’identità politica in Consiglio comunale. Identità e valore di rappresentanza sono i due concetti alla base dell’intervento di Giorgio Massari, del Pd, unico gruppo in realtà che non subirebbe troppi stravolgimenti. Massari ha ricordato come l’iter di attuazione dell’attuale Statuto comunale fu un momento attraverso il quale la comunità locale si diede una propria identità.
“La forma di elaborazione dello statuto”, ha ricordato Massari: “fu estremamente partecipata e si riuscì a fare un documento approvato all’unanimità del Consiglio, in un contesto storico in cui tra opposizione e maggioranze correvano divisioni vere, ideologiche e non di posizionamento”.
Massari mette in guardia l’intero Consiglio sulla proposta di eliminare i monogruppi: “Il consigliere non siede a titolo personale su questi scranni, ma in quanto espressione di un determinato progetto politico votato dalla collettività. Cancellare questo presupposto, quindi, mina pericolosamente il senso di rappresentanza che quest’Aula ha sempre garantito”.

Intendete azzerare le identità politiche perché sono scomode all’Amministrazione“, ha tuonato Maurizio Tumino, il quale sottolinea: “i monogruppi erano vigenti al momento della consultazione popolare e quindi sono pienamente legittimati ad esistere in quest’Aula. Volete cambiare le regole in corso d’opera a colpi di maggioranza, è un fatto gravissimo del quale dovrete rendere conto alla città“.