Lorys, mamma Veronica sulla sua tomba. Una preghiera lunga un’ora

3

Il giorno della preghiera di Veronica sulla tomba di Lorys. Il furgone blindato della Polizia penitenziaria è passato dinanzi al “blocco” formato dalle Forze dell’Ordine, a 500 metri dal cimitero, alle 17,22. Esattamente un’ora dopo, alle 18,22, le lo stesso furgone, scortato da altre auto, è passato per andar via, verso Agrigento.

A bordo Veronica Panarello, la donna in carcere perchè accusata dell’omicidio del figlio Lorys. Il Gip, dopo il parere favorevole della Procura, ha autorizzato la donna a recarsi sulla tomba del figlio, nella parte nuova del cimitero di Santa Croce.

L’attesa è iniziata già nella tarda mattinata. Alle 13 il cimitero è stato chiuso alle visite. Dalle 15 la strada di accesso è stata sbarrata dalle auto delle Forze dell’ordine. Imponente il cordone di sicurezza: Polizia di Stato, Carabinieri, Vigili Urbani, Guardia di Finanza, Protezione civile comunale e Regionale. Le transenne messe all’incrocio con la via Livatino. Ma di cittadini di Santa Croce neppure l’ombra. Nessun curioso, nessun contestatore.

Solo tanto silenzio, rotto dai tuoni e illuminato dai fulmini come fosse inverno. Quell’inverno che ha portato via il piccolo Lorys, trovato morto in un canalone il 29 novembre dello scorso anno. Pochi minuti prima dell’arrivo del furgone della Polizia penitenziaria, è giunto l’avvocato di Veronica Panarello, Francesco Villardita. Con tutta probabilità è stato lui a portare il mazzo di fiori che la giovane donna ha deposto sulla tomba del figlioletto.

Il blindato è entrato sin dentro il cimitero, poi la preghiera lontana dagli occhi indiscreti e protetta da un cordone di sicurezza di eccezionali proporzioni. Nessun curioso, come detto, perchè la città vive nel silenzio e nel raccoglimento questa terribile storia.

Nel luogo dove Lorys è stato ritrovato senza vita una lapide: “Colui che vive dentro di noi non muore mai”. E una scritta a fianco: buon compleanno. Lorys avrebbe compiuto nove anni il 18 giugno. La sua tomba è metà di visite da parte di tante persone, anche turisti che vengono a pregare e a deporre un fiore. Lo racconta Vincenzo Zisa, operaio del Comune, che svolge il ruolo di custode.