Disabili senza servizi. Il prefetto s’intesta la battaglia: “Io non mollo. Sono con voi”

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Poche parole, pesantissime. Gesti compiti, ma forti. Ed anche lacrime, dignitose, silenziose. Le mamme degli studenti disabili delle scuole superiori iblee, con incredibile coraggio ed una forza straordinaria, hanno ancora una volta aperto il loro cuore, scendendo questa mattina in piazza. Ad affiancarle decine di associazioni per la disabilità, studenti, sindacati, operatori. Anche qualche rappresentante politico che, in disparte, ha partecipato alla manifestazione, senza intervenire, come le deputate 5 stelle nazionale Lorefice, e regionale Ferreri, “perché non è questa la sede opportuna – dicono lontano dai microfoni –. Noi non vogliamo fare promesse, vogliamo essere vicino a queste famiglie e provare ad aiutarle con azioni concrete. L’impegno è massimo. Se riusciremo nel nostro intento lo comunicheremo”.

L’affollato corteo da piazza Libertà, attraversando via Roma, è giunta in piazza Matteotti. Slogan, applausi, urla. “L’avete fatta grossa –, gridava la cittadinanza –dovete andare a casa”. Una delegazione è stata anche ricevuta dal prefetto Maria Carmela Librizzi, la quale ha ascoltato gli appelli strazianti delle famiglie. C’è stato chi, come Carmela, mamma di Martina, tra le lacrime, ha consegnato le tessere elettorali. “Non crediamo più nella politica e nemmeno nello Stato”. Ed ancora chi, come Agnese, mamma di Samuel, ha raccontato “l’inferno” vissuto dalle famiglie, tra diritti calpestati, risposte non date, promesse non mantenute. “Io lavoro, sono un’insegnante ed ho dei doveri anche nei confronti dei miei alunni. Non posso e non voglio abbandonare tutto perché mio figlio viene rifiutato”.

Salvina Cilia, portavoce del Forum Terzo Settore e presidente del coordinamento Pro Diritti H, ha spiegato al prefetto che i 174 alunni con disabilità, che da un giorno all’altro hanno ricevuto la comunicazione dell’ennesima sospensione dei servizi, costretti quindi a rimanere a casa, stanno regredendo nel percorso di inclusione, perché la loro necessaria routine è stravolta, perché vogliono andare a scuola, incontrare i compagni ed i professori. “Perché a rimetterci sono sempre i più deboli?”. “Perché nessuno sembra essere responsabile di questo atto gravissimo?”. Sono tante le domande poste al prefetto.

Stiamo anche valutando la possibilità di rivolgerci alla Procura, per denunciare chi calpesta i diritti dei nostri ragazzi”, è stato detto dal rappresentante della Diritti Pro H – Genitori. “Le chiediamo – ha aggiunto Giovanni Avola della Cgil – di farsi portavoce di queste esigenze, in primo luogo col commissario dell’ente provincia Cartabellotta. Noi dal canto nostro chiederemo con forza almeno un provvedimento ponte, che garantisca il trasporto e l’assistenza fino a giugno. Nel frattempo lavoreremo ad una legge finalmente organica, che nel nuovo disegno degli enti provinciali normalizzi una volta per tutte questo servizio essenziale”. Già, perché la provincia di Ragusa è l’ultima tra le ultime. Fuori dagli aiuti nazionali, come le altre 8 siciliane, perché a Palermo non si è ancora varata la legge sui Liberi consorzi. E fuori dagli interventi regionali perché l’unica in disavanzo.

Ancor prima di questo incontro – ha dichiarato il prefetto – ho contattato l’assessorato ed i sindaci, per capire come poter trovare soluzioni. Io non mollo. È una battaglia che mi intesto e nella quale non sono disposta ad abbandonarvi assolutamente. Cerchiamo insieme di agire al meglio. Avete in me un appoggio incondizionato. Domani incontrerò il commissario Cartabellotta, al quale riferirò le vostre legittime rivendicazioni. Mercoledì alle 9.30 lo stesso Cartabellotta sarà ricevuto dall’assessore all’economia Baccei e dal presidente Crocetta. Sappiamo che si tratta di un problema di carattere economico, lo dobbiamo bypassare. Dalle notizie che arriveranno da Palermo pondereremo i prossimi passi da compiere. Pur nella lesione dei diritti che sono evidenti, dobbiamo confrontarci con una situazione che necessita di un intervento straordinario”.

Un discorso che ha colpito le mamme ed i rappresentanti delle famiglie, che tuttavia si dicono assolutamente incapaci di credere in una svolta. L’attenzione del prefetto Librizzi, e soprattutto l’empatia verso le famiglie incontrate, ha lasciato ad alcune una flebile speranza. “Non so dove troviamo la forza, ma credo che abbiamo il doloroso dovere di continuare a credere che un futuro per i nostri figli può esistere. Lo dobbiamo fare per loro, perché per noi non abbiamo più fiducia”.