Referendum, Youpolis e Pensare Futuro. “Noi voteremo sì, vi spieghiamo perché”

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Votare, e farlo consapevolmente, per il referendum del 17 Aprile prossimo.
È l’appello delle giovani associazioniPensare Futuro” e “Youpolis Sicilia che provano a dare alcune ragioni sul perché hanno deciso di votare scegliendo il SI.

Innanzitutto è necessario andare a votare.  Votare è un diritto, ma anche un dovere, in ragione sia della potenzialità dello strumento democratico che anche delle ingenti spese che vengono sostenute per svolgerlo.

Ma chi andrà dovrà essere consapevole della reale sostanza di questa consultazione. Ci siamo informati e confrontati in modo da avere una visione più possibile obiettiva che permetta a chiunque ci ascolti di scegliere concretamente. Intanto precisiamo che qualcuno fa ancora confusione: votare SI equivale a dire NO all’attuale legge, ovvero chiedere di abrogarla nel punto in discussione. Pensiamo che in Italia ed Sicilia in particolar modo, debbano avere priorità gli investimenti sulle energie rinnovabili che possono condurre ad un cambio di passo a livello di sviluppo economico, che andrebbe basato anche su turismo, cultura e agricoltura, dando vita ad una “rivoluzione” dell’economia locale.
Del resto Legambiente in un recente comunicato recita testualmente: “meglio continuare a sfruttare quel poco di gas e petrolio che abbiamo, o meglio investire in energie rinnovabili ed efficienza energetica? Si vuole o no un cambiamento reale di modello energetico, che creerebbe tra l’altro dei posti di lavoro in numero esponenzialmente superiore rispetto ai posti creati con le energie fossili?

Il referendum del 17 aprile riguarda l’estrazione di idrocarburi offshore entro le 12 miglia nautiche dalla costa e nello specifico il futuro di 88 piattaforme oggi esistenti entro le 12 miglia, che fanno capo a 31 concessioni, oltre a quattro piattaforme relative a permessi di ricerca ora sospesi. Sono in buona parte nell’Adriatico, un po’ nello Ionio e nel mare di Sicilia ed in questione c’è la durata delle concessioni: il quesito infatti chiede di abrogare la norma – introdotta nella legge di stabilità entrata in vigore il 1 gennaio 2016, che permette di estendere una concessione “per la durata di vita utile del giacimento” – cioè per un tempo indefinito. Se vincerà il SI quella frase sarà cancellata tornando semplicemente a quanto previsto in precedenza dalla normativa italiana e comunitaria: ovvero che tutte le concessioni per lo sfruttamento di idrocarburi o di risorse minerarie, a terra o in mare, devono avere durata di trent’anni, con possibilità di proroghe per altri complessivi venti.

Secondo il FAI (la cui visione ci permette di capire molte cose) in primo luogo il cosiddetto “oro nero” costituisce appena l’1% del fabbisogno energetico, ragion per cui non cambierebbe chissà cosa nè dovremmo aspettarci un signficativo aumento dell’import petrolifero (tra l’altro il prezzo del petrolio è anche attualmente irrisorio rispetto ai 110 dollari/bar. di pochi anni fa). Mentre più consistente e “roba di cui preoccuparsi” è l’eventuale pericolo di sversamenti nel mediterraneo, il rischio subsidenza, o l’ipotetico collasso dei fondali causato dallo svuotamento dei giacimenti di gas che potrebbe portare al rischio terremoti; senza pensare che con lo stop alle trivelle permetterebbe innanzitutto la possibilità di verificare lo stato di salute degli impianti (su cui il FAI parla di rischio sicurezza) ancor prima che si possa procedere allo smantellamento degli stessi. Nonostante alcune di queste concessioni abbiano durata ventennale, senza dubbio votare SI sarebbe un primo passo per consentire l’avvio di un cambio di rotta in ambito energetico.
Un piccolo invito da parte di due associazioni giovanili dell’area che, come già anticipato in diverse occasioni in cui realtà simili si sono conosciute e confrontate, continueranno ad operare per il nostro lembo di Sicilia proponendo, ideando e mobilitando coscienze ed azione.