Modica, studenti e docenti a ‘lezione’ di economia civile

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Circa 150 studenti degli Istituti superiori di Modica (liceo classico, liceo scientifico, liceo artistico, liceo di scienze umane) si sono interrogati sui temi dell’economia civile, ‘accompagnati’ da Beatrice Cerrino, insegnante di Economia e Diritto nella Scuola Secondaria di secondo grado, che collabora con la Scuola di Economia Civile. Un dialogo tra la docente e i giovani, che poi hanno lavorato in gruppi, confrontandosi a partire da questo spunto: ‘Sguardi, vie e passi per una città più felice e più giusta’. Partendo da alcuni oggetti che i gruppi hanno scelto (un mappamondo, una bottiglia in plastica, una borraccia, una barchetta in legno…), sono venute fuori riflessioni sull’ambiente, l’accoglienza dei migranti, la cura delle nostre città. L’incontro si è tenuto, martedì mattina, alla Domus Sancti Petri di Modica, introdotto da Maurilio Assenza, direttore della Caritas diocesana. Cristian Modica ha poi aiutato gli studenti a entrare in un clima di partecipazione, attraverso specifiche dinamiche di gruppo. La professoressa Cerrino ha quindi iniziato il proprio intervento spiegando le differenza tra l’economia politica e l’economia civile, ponendo l’attenzione al ‘bene comune’. E poi la questione del Pil, che da solo non riesce a misurare questioni fondamentali per il benessere dei singoli e delle comunità. Nel pomeriggio, la professoressa Cerrino ha incontrato i partecipanti del corso di formazione dal titolo: ‘Riscoprire l’anima delle città. Educare alla luce della Costituzione repubblicana e dei suoi valori fondamentali’. Al corso, rivolto a cinquanta tra docenti, educatori, operatori sociali e responsabili di economia civile, è promosso da: Caritas diocesana di Noto, Fondazione di Comunità Val di Noto, Istituto superiore ‘Galilei-Campailla’ di Modica, Crisci ranni, cooperativa L’Arca, Progetto Policoro, Casa don Puglisi. «Sono incontri – spiega Maurilio Assenza – che testimoniano la crescita di sensibilità e pensieri con cui si può migliorare il mondo e renderlo più abitabile. L’educare diventa allora grembo di politica vera, dal basso, per il bene comune. E quindi motivo di speranza nutrita di responsabilità».