“La differenza tra amministrare con -64 mln e con +64 mln”. Buscema la ricorda ad Abbate

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Dopo l’approvazione del Conto consuntivo 2013 in consiglio comunale, che coincide con la chiusura del primo anno dell’amministrazione del sindaco di Modica Ignazio Abbate, in queste ore sono arrivati molti commenti sia dalla maggioranza che dall’opposizione. Tra questi c’è quello dell’ex sindaco Antonello Buscema, insieme al suo assessore al Bilancio della passata amministrazione Giuseppe Sammito, che ricordano ad Abbate di chi sono i meriti del risanamento finanziario e lo mettono in guardia per il futuro.
Ecco il loro documento:

Non c’è dubbio che il primo anno dell’Amministrazione Abbate ha segnato agli occhi dell’opinione pubblica uno scarto rispetto al passato, con riferimento alla capacità dell’ente di rispondere alle aspettative e alle esigenze dei cittadini.
Noi che siamo stati responsabili dei cinque anni precedenti, intendiamo quindi con onestà segnalare le differenze e le ragioni di un cambio di passo così apparentemente radicale: a tal punto che potrebbe legittimamente portare i cittadini a chiedersi se le cose che prima non si sono fatte e adesso si stanno facendo siano legate semplicemente a una diversa volontà o capacità tra l’Amministrazione passata e quella presente.

Ma non si devono certo interrogare gli oracoli per comprendere che la differenza fondamentale deriva dall’approvazione del piano di riequilibrio e dalla conseguente erogazione di 64 milioni di euro dallo Stato al Comune, approvata proprio a giugno dell’anno scorso, negli ultimi giorni della nostra amministrazione.
Ogni cosa che si è potuta fare, si è fatta e si sta facendo da allora ad oggi deriva innanzitutto da questo: ogni singolo intervento di manutenzione deriva da una possibilità di farlo completamente nuova, assolutamente inesistente nei cinque anni precedenti quando, prima di respirare e riuscire a finanziare le cose che si volevano realizzare, si dovevano pagare i debiti di chi li aveva fatti.

C’è una differenza lampante, che può essere chiaramente compresa anche da chi non si intende di bilanci pubblici, tra partire da “meno” 64 milioni di euro di debito, come è toccato a noi, e partire da “più” 64 milioni di euro in cassa: una cosa è avere i creditori e i dipendenti ogni giorno alla porta; altra cosa è avere a disposizione una liquidità destinata in modo specifico a saldare questi creditori, e potere utilizzare invece tutte le altre risorse ed energie per cominciare una fase di crescita.

È come se una famiglia fosse stata assediata dalle banche e dall’agenzia delle entrate, sul punto di buttare tutto a mare, e a un certo momento avesse ricevuto un prestito da restituire a lungo termine a interessi bassissimi, un prestito talmente cospicuo da fare fronte a tutti i debiti: questa famiglia non sarebbe la più felice, con la possibilità di pianificare finalmente il futuro in termini più sereni e fiduciosi?

Questo è successo a Modica dall’anno scorso, ed è il lascito dell’Amministrazione precedente. La differenza rispetto al padre di famiglia è che il nuovo sindaco non è grato del lavoro fatto prima di lui per ottenere questa possibilità e pensa di intestare solo al proprio merito e alle proprie capacità le cose che adesso può fare. E se in consiglio comunale si è lamentato del fatto che il Comune deve restituire nel tempo quel cospicuo prestito, allora davvero non sa dove sta di casa (e come sono messi i conti della sua famiglia).
Questo ci preoccupa perchè, se anche la situazione è incomparabilmente migliorata rispetto a qualche anno fa, bisogna fare attenzione a non prendere di nuovo lo scivolo. Se questo dovesse accadere – e ce ne sono segnali – non solo non ci sarà alcun nuovo prestito, non solo ritornerrano tempi altrettanto bui rispetto a quelli che noi, insieme a tutti i cittadini, abbiamo attraversato, ma i nuovi responsabili ne saranno colpevoli fino alle terza generazione!

 

È fondamentale dire le cose come stanno, invece di raccontare delle storielle: nel tempo i cittadini comprendono e sanno fare le valutazioni.

E noi vogliamo dire che non abbiamo alcun pregiudizio verso la nuova amministrazione, perché il gioco della democrazia è fondamentale: il nuovo sindaco ha un approccio energico che ha un senso e ha un certo numero di idee che hanno un senso, ma deve rinsavire rispetto alle questioni dette prima e modulare nel tempo le cose possibili se non vuole costruire le premesse per renderle in breve tempo nuovamente impossibili.Col Piano di riequilibrio finanziario abbiamo impegnato il Comune per dieci anni a condurre un risanamento progressivo dal debito e a rientrare dai parametri strutturalmente deficitari: mantenersi entro i paletti previsti, anche se possono stare stretti – tanto più che il Ministero e la Corte dei Conti stanno ancora passando sotto la lente di ingrandimento le misure previste e gli atti già prodotti, senza essersi espressi per l’approvazione – è l’unico modo per amministrare Modica in modo lungimirante e saggio.

Lo invitiamo inoltre ad occuparsi – oltre che degli interventi minuti – di questioni altrettanto essenziali per i cittadini, come la certezza di un’applicazione corretta ed equa delle imposte e dei tributi, cosa che non è avvenuta ad esempio con la mancata lettura dei contatori idrici che ha determinato il caos nelle bollette dell’acqua a cui tutti veniamo costretti in questi giorni, e delle cose strutturali, quelle che lasciano veramente il segno di una amministrazione. Quali passi avanti sono stati fatti per la raccolta differenziata e in generale per il nuovo bando di gara, dopo tante critiche al fatto che si portasse avanti il servizio in regime di ordinanza sindacale? Perchè ha deciso di rinviare la realizzazione della rotatoria di Dente Crocicchia e qualli passi avanti sono stati fatti per le altre opere pubbliche? A che punto è il Piano Regolatore dopo l’adozione avvenuta nella primavera del 2013? E infine (ma ci stiamo limitando solo a qualche esempio) si vuole davvero pensare di mantenere l’identità di Modica come punto di riferimento culturale, sostituendo manifestazioni di grande respiro con attività molto meno pregnanti, o ancora perseguendo strategie di diffidenza e lacerazioni col resto del territorio, com’è avvenuto con il fallimentare progetto del libero Consorzio?
Nonostante queste cose non si possano non ricordare, in generale ribadiamo di essere contenti che il nostro lavoro consenta adesso di realizzare delle cose, anche quelle più piccole che incidono sulla quotidiana qualità della vita delle persone e corrispondono alle loro aspettative: i nostri concittadini hanno sofferto e ora hanno il diritto di vedere qualche risultato. Invitiamo però tutti a stare vigili e a non abbassare la guardia dell’attenzione critica affinchè si percorra sempre la via maestra: niente scorciatoie inaffidabili.

Antonello Buscema

Giuseppe Sammito