A un anno dalle elezioni comunali, qui Modica. Nel nome di Abbate

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“Cinque anni possono sembrare lunghi, ma sono brevi per chi ha molto da fare“, ha detto il sindaco di Modica Ignazio Abbate durante la conferenza stampa in cui ha elencato i risultati – racchiusi in una relazione di otto pagine – del suo primo anno di amministrazione.
Di voler restare a Palazzo San Domenico solo per l’arco di una sindacatura, Abbate, lo ha sempre detto e molti si dicono certi che sia solo perché ha già in mente di fare il lancio, da questo trampolino, verso Palermo o Roma. Ed è appunto per questo che si è reso famoso per essere un sindaco “col turbo”, presente al Comune tutti i giorni e per l’intera giornata e abituato a non esitare, se c’è da trovare una soluzione, anche a tagliare la testa al toro e a optare per la via più breve.

I PUNTI DI FORZA
Sostenuto, un anno fa, da un esercito di candidati in tre liste civiche, che grazie al premio di maggioranza hanno eletto 18 consiglieri a lui fedelissimi, pronti a votare qualunque atto venga partorito nelle sue stanze del suo staff, il sindaco ha dimostrato nel tempo di volersi allontanare dalla matrice partitica – quella dell’Udc – per privilegiare l’identità civica del suo progetto: un progetto che, di conseguenza, si è andato personalizzando.
Del resto il sindaco non ha perso occasione per dare l’idea dell’uomo (solo?) al comando. E certamente il suo piglio decisionista – “Chi fa il sindaco deve prendere decisioni ogni giorno e il peggior male per una città sarebbe un sindaco che rinviasse a domani quello che può decidere oggi”, ha detto – è stato finora il suo più grande punto di forza.
Già nei primi giorni, fecero molto effetto la decisione repentina di rimuovere tutti i dirigenti del Comune, per sostituirli con un sistema di posizioni organizzative, e la tempestività con cui chiamò a raccolta le ditte della città affinché rimettessero a nuovo Marina di Modica. Quello che ha voluto, da quel giorno e sino ad ora, è stato dare l’idea della massima efficienza. Un’immagine di se stesso che ha deciso di tradurre con i mezzi, se vogliamo, più spiccioli, ma anche più azzeccati per assicurarsi il maggior “ritorno di investimento”: le manutenzioni. La furia quasi compulsiva con cui ha affidato gare d’appalto per scerbare, ripavimentare strade, risistemare aree verdi, sostituire lampadine e chi più ne ha più ne metta, gli ha garantito l’eterna gratitudine di un gran numero di cittadini che questi interventi li aspettavano da anni e si erano sempre sentiti rispondere che soldi non ce n’erano o che bisognava aspettare ancora un po’. Abbate vuole poter dire che grazie a lui Modica ha cambiato volto e, da questo punto di vista, proprio nessuno può dargli torto.

I PUNTI SALIENTI
Settando la sua agenda su ben altre priorità, Abbate ha volutamente lasciato ai margini delle preoccupazioni quotidiane sue e dei suoi concittadini l’assillo della questione finanziaria: un bel sospiro di sollievo, dopo cinque anni in cui non si era parlato d’altro. Nei giorni scorsi il suo predecessore, Antonello Buscema, gli ha ricordato in proposito la differenza tra amministrare partendo da -64 milioni e amministrare partendo da +64 milioni: il fatto che il sindaco non riconosca la fortuna di amministrare in condizioni incommensurabilmente più favorevoli rispetto all’immediato passato crea una legittima preoccupazione rispetto alla sua consapevolezza delle reali condizioni finanziarie di un Comune che resta strutturalmente deficitario. Il Piano di riequilibrio che la sua Amministrazione ha rimodulato non è ancora stato approvato dalla Corte dei Conti e dal Ministero e, se ciò non avvenisse, si aprirebbe immediatamente la via del dissesto: per questo c’è da augurarsi che, seppur nel tentativo di minimizzare la questione, il sindaco ne percepisca intimamente la rilevanza e i pericoli, come dimostrerebbe la scelta di affidarsi ad un consulente esterno.
Ancora sul fronte finanziario, Abbate si è subito presentato come “sindaco sceriffo”, pronto a stanare gli evasori casa per casa: la questione delle bollette idriche, che è proprio di questi giorni, dimostra che non scherzava. E se sui metodi, come sempre, si può discutere, questa determinazione gli fa comunque onore se non altro perché pone fine a decenni di malcostume e ammette anche tutti i rischi dell’impopolarità che questa scelta potrebbe comportare.
Anche per quanto riguarda il mantenimento delle promesse elettorali, molti dati lo premiano. Tutti ricordano, ad esempio, la sua insistenza sul fondo di garanzia per le imprese e il microcredito per le famiglie: e bisogna dire che il primo punto lo ha realizzato in men che non si dica e prendendosi pure il plauso dei maggiori consorzi fidi siciliani, mentre per il secondo i primi tentativi sono andati a vuoto ma pare siano in corso delle trattative con la Banca Agricola per avviarlo in modo stabile.

I PUNTI DI DEBOLEZZA
Tuttavia il decisionismo e la fretta del sindaco Abbate hanno anche un rovescio della medaglia. Lo hanno visto per primi “i suoi”, come dimostrano i frequenti mal di pancia dell’Udc, intento a chiedere a vuoto una verifica di maggioranza che il sindaco non ha nessuna intenzione di prendere in considerazione.
Ma se ne sono accorte anche le associazioni di categoria, i sindacati, per non parlare delle opposizioni. Chi ha avuto l’occasione di essergli interlocutore, ha anche provato la sua non alta resistenza nella sopportazione del pensiero divergente. Un garbo che per chi riveste un ruolo istituzionale è fortemente consigliato: con chi lo mette in discussione si chiude a riccio o, nella migliore delle ipotesi, nel suo “cerchio magico”. Questo però gli ha già causato molti nemici e anche qualche “sconfitta”.
Alcune recenti sfide in cui si è lanciato, dimostrano infatti che le fughe in avanti, supportate solo da un’eccessiva fiducia in se stessi e nel fatto che le proprie idee siano le migliori, alla lunga non pagano. È il caso del piano straordinario del traffico, su cui Abbate ha dovuto fare marcia indietro pur avendo all’inizio – e di questo bisogna dargli atto – trovato forse una delle migliori soluzioni possibili, se non fosse per il difetto di non essere stata concordata con nessuno. È, ancora, il caso del libero Consorzio del Val di Noto, su cui fuori Modica si è trovato isolato e adesso è costretto a rallentare, se vuole evitare che si trasformi in un clamoroso boomerang. Ed è persino il caso della chiusura di Pediatria, su cui è riuscito a litigare con Aricò, nuovo manager dell’Asp dopo nemmeno una settimana dal suo arrivo a Ragusa.

IL CONSENSO POPOLARE
Nonostante questi evidenti punti di debolezza, fino ad ora lo stile abbatiano ha funzionato – e anche parecchio – dal punto di vista del consenso. Ha funzionato il suo “grillismo” civico e la sua ostentata ricerca del superamento della “vecchia politica” e dei lacci e lacciuoli che a suo dire comporta.
Ad un anno dalla sua vittoria schiacciante – seppur ricordando che i 13 mila voti con cui è diventato sindaco rappresentano meno di un quarto della platea elettorale e quindi della città – la luna di miele tra Abbate e i modicani è ancora felice e si prospetta duratura. E c’è da giurare che lui farà in modo di mantenerla tale, a maggior ragione se si vogliono dare per buone le ipotesi sulle sue ambizioni future: attenzione, però, a scambiare il lavoro del sindaco per un lungo allenamento pre-elettorale, perché questo, come Modica dovrebbe ben ricordare, è un lusso di cui presto o tardi arriverà il conto.