Renzi, la Sicilia e i fondi europei: abbiamo da spendere 2 miliardi di euro

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Dare rassicurazioni agli operai della raffineria di Gela e ai cassintegrati della ex Fiat di Termini Imerese. Ma, soprattutto, parlare di fondi europei e die ritardi nella spesa della Regione.

Ecco l’agenda e i contenuti della visita, in programma per giovedì 14 agosto, del presidente del Consiglio Matteo Renzi in Sicilia.
Così, dopo un primo incontro alle 15.00 al Comune di Gela insieme ad amministratori locali e sindacati, anche per relazionare sui contatti avuti, nei giorni scorsi, con i manager del gruppo Eni in merito al futuro della raffineria gelese (che tra diretti e indotto dà lavoro a oltre 3 mila persone), sarà la volta di strigliare la Regione sulla spesa europea, visto che la Sicilia ancora indietro nonostante gli sforzi del governo Crocetta.

Da questo punto di vista, la Sicilia (insieme alla la Campania) è la Regione che rischia di perdere più fondi, visto che dei 4,3 miliardi di euro a sua disposizione per la programmazione 2007/2013 l’Isola ha certificato una spesa di appena il 43 per cento, con record negativi del 13 al dipartimento Famiglia e del 20 ai Beni culturali e al Turismo (settori strategici per il rilancio del territorio siculo).
Per evitare di restituire i fondi a Bruxelles, la Regione deve spendere il restante 57 per cento entro il dicembre 2015.

Dai dati di Eurispes (aggiornati a aprile 2014), si legge che il tasso di attuazione in Italia è “poco al di sopra del 45%, ben al di sotto della media Ue (60,81%), e del Paese che ha registrato la performance più lusinghiera, la Lituania (80,1%)”.
Solo due Paesi, continua il rapporto dell’istituto di ricerca: “sono riusciti a fare peggio di noi: la Croazia (22%) che non ha avuto il tempo materiale (è stata ammessa nell’Ue nel 2013) e la Romania, fanalino di coda con il 37%“.

Sul fronte delle Regioni, il tasso di attuazione medio dei programmi operativi regionali (Por) relativi all’obiettivo “convergenza” vede “due velocità: i virtuosi, Basilicata ed in minor misura la Puglia, con valori chiaramente superiori alla media del Sud Italia; dall’altro lato i ritardatari” rileva ancora il rapporto Eurispes “che esibiscono livelli di attuazione dei programmi operativi particolarmente modesti, soprattutto in relazione alla spesa dei fondi Fesr. Il 33,3% della Campania spicca negativamente”.
Il tasso di realizzazione dell’Obiettivo Convergenza del programma 2007-2013, per le risorse Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) si ferma al 33,3% in Campania, al 36,5% in Calabria, al 40,5% in Sicilia, al 59,4% in Puglia, al 62,2% in Basilicata.
Per il Fse (Fondo sociale europeo), al 56,4% in Sicilia, al 59,1% in Campania, al 59,6% in Calabria, al 62% in Puglia, al 74,3% in Basilicata.
Stando a questi ritardi, Campania e Sicilia potrebbero perdere due miliardi di euro, ancora da spendere della dotazione attribuita dall’Ue.

E mentre sul tema dei fondi strutturali Ue, Renzi ha detto: “Vi siete accorti or che c’è un problema di fondi strutturali, io ci ho fatto due primarie. I fondi europei, l’Italia negli ultimi decenni li ha spesi peggio di come avrebbe potuto. Il nostro governo cercherà di cambiare il modello“; il presidente Crocetta si dice pronto a togliere l’incarico ai dirigenti dei dipartimenti lumaca. E attacca: “Pesa il gap del passato, ma oggi Soprintendenze, Università e Comuni frenano la spesa”.

Il governatore (di ritorno dalla Tunisia, dove si trovava per qualche giorno di relax) chiederà inoltre al premier un aiuto sul patto di stabilità: senza deroghe da parte dello Stato, Palazzo d’Orleans deve subito congelare una spesa di bilancio pari a 600 milioni di euro.
In bilico da qui a fine anno i fondi per forestali, fornitori, salario accessorio e anche la spesa europea.
Al fianco di Renzi ci sarà Davide Faraone, esponente siciliano della segreteria nazionale democratica.