La Castello, il sindaco Abbate e “Le nomine nulle dei suoi consulenti”

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“Non si possono dare giudizi sull’operato di un’amministrazione rispetto ad un altra, se le norme alle quali ci si deve obbligatoriamente riferire vengono disapplicate. Non si può amministrare un ente adottando atti illegittimi e poi far passare una comunicazione mediatica attraverso la strumentalizzazione di persone pagate con fondi pubblici”.

Secondo il consigliere Ivana Castello il motivo per cui il sindaco non avrebbe dovuto né potuto dare i tanto contestati incarichi al suo portavoce Veronica Puglisi e al suo esperto per il marketing Daniele Cilia (che percepiranno, da questo momento, uno stipendio mensile rispettivamente di 1.500 e di 2.500 euro) sta tutto nella legge “per cui” sostiene l’esponente del Pd “gli atti sono nulli”:

“Il sindaco” argomenta Castello “ma ancor più gli organi di controllo, non hanno tenuto conto di tutta la normativa in base alla quale non avrebbero né dovuto, né potuto, spendere un centesimo in incarichi. L’Amministrazione ha agito in violazione di tutte le norme di coordinamento della finanza pubblica.
Anche la Corte dei conti sostiene questa interpretazione ed aggiunge, a scanso di equivoci e in linea con precedenti pronunciamenti, che anche i compensi degli esperti del sindaco debbono essere ricompresi nell’obiettivo di riduzione e nel limite massimo consentito per la tipologia di spesa. Essi costituiscono, in altri termini, delle comunissime spese per consulenza e non possono sfuggire alla disciplina generale dettata per le consulenze”.

La consigliere Castello scende ancor più nel dettaglio delle fonti normative: “Secondo il sindaco, la legge autorizzerebbe le Amministrazioni come Modica, che hanno una spesa di personale superiore a 5 milioni l’anno, a sostenere eventuali oneri per incarichi di consulenza, purché siano contenuti entro l’1,4% della spesa per il personale del 2012; non tiene però conto di alcuni limiti derivanti da altre disposizione del legislatore.
In particolare, non tiene conto della norma per cui la spesa per consulenze può raggiungere, al massimo, nell’anno 2014, l’80% della spesa consuntivata nel 2013. La spesa che il sindaco potrebbe compiere, nel corrente esercizio, è pari a zero, poiché nel 2013 non ci sono state consulenze.

Inoltre, per aggirare le previsioni relative all’istituzione di specifici capitoli per queste spese, avrebbe ritenuto di caricare gli oneri delle consulenze sul capitolo 40 intitolato retribuzione staff del sindaco”.

“Questo comportamento da furetti” conclude Castello: “ha caratterizzato il politicume di mezza Italia e i danni li sta soffrendo il popolo, sopratutto quello più indigente. Non si può continuare in questo comportamento illecito che è alle radici dell’odierna crisi economica”.

[Fonte: La Sicilia]