Se per fare l’autostrada si distruggono due aziende bio

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“Altro che danno limitato, qui si continua a minimizzare ma le nostre aziende subiranno un colpo irrimediabile“.

È dura la reazione di Roberto Giadone, titolare delle aziende agricole Natura Iblea e La Moresca, rispetto all’invasione nei propri terreni delle ruspe della ditta che sta lavorando ai nuovi lotti della Siracusa-Gela.

Dopo la denuncia di Giadone, che aveva paventato soprattutto il rischio licenziamento per i suoi 107 dipendenti, il responsabile unico del procedimento, l’ingegner Gaspare Sceusa, ha infatti dichiarato che “l’autostrada sfiora quelle aziende, tocchiamo soltanto uno spigolo, tanto per capirci, non è vero che le distrugga. Tra l’altro”, ha detto ancora Sceusa: “sono attigue ai piloni dell’autostrada alti cinque metri. Certamente un po’ danneggiano la biodiversità e il clima della zona, perciò è probabile che le certificazioni svizzere gli siano revocate, ma loro ne hanno tante altre e possono continuare a lavorare benissimo“.

Una dichiarazione che mandato ancor più su tutte le furie il titolare, che invece prevede bene la portata del danno che riceverà: “Un viadotto che ci passa in mezzo ai terreni non ha affatto un impatto limitato”, dichiara Giadone: “a maggior ragione perché dobbiamo tenere conto sia della ricaduta di polveri sottili sia del cono d’ombra che si andrà a sviluppare, elementi che danneggeranno in modo irrimediabile il nostro lavoro. Peraltro” continua Giadone: “stiamo parlando di cinque ettari di terreno attaccati alla nostra centrale di lavorazione, che dovremmo ipotizzare di spostare da lì, con costi insostenibili allo stato attuale”.

Insomma, quella che Giadone ribadisce è una sostanziale incompatibilità tra le sue aziende e l’autostrada, il cui percorso però, ha spiegato chiaramente il Rup Sceusa: “non si può modificare a nostro piacimento, perché il progetto è il risultato di anni di studi e di approfondimenti sul territorio, sull’ambiente e sull’archeologia”.
“Allora” replica Giadone: “se questa soluzione non è perseguibile, l’unica alternativa è un adeguato risarcimento per i costi che dovremo sostenere se vorremo tenere in vita la nostra attività“.

L’ipotesi è ora quella che si apra un tavolo di confronto per capire come il Consorzio Autostrade possa andare incontro alle esigenze dell’azienda, tenuto conto che i risarcimenti teoricamente proposti, secondo le tabelle che riguardano i terreni per seminativi, sarebbero irrisori.
“Ma chiediamo questa trattativa da anni”, spiega Giadone: “e si sono presentati per rassicurarci sul fatto che sarebbe stata fatta una valutazione adeguata solo poche settimane fa. Per tutta risposta, mentre noi attendevamo la valutazione, si sono presentate le ruspe”.
Giadone ribadisce quindi il suo appello originario: “Il nostro è un appello perché quello che già esiste di produttivo e bello nel nostro territorio deve continuare ad avere un presente ed un futuro”.

[Fonte: La Sicilia]