A Ispica serve “discontinuità” e nuovo approccio. Il manifesto del candidato sindaco PD, Muraglie

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pierenzo muraglie

Discontinuità con gli ultimi dieci anni di Amministrazione di centrodestra, nuovi metodi, un nuovo modo di intendere la politica e rispetto per l’avversario politico: questi i principi che reggono il progetto che il centro sinistra propone alla città di Ispica in vista delle prossime amministrative del 31 maggio e 1 giugno.

Una città purtroppo in ginocchio che impone una svolta politica radicale. Pierenzo Muraglie, il cui nome è stato scelto democraticamente lo scorso mese di dicembre, ha le idee chiare: “Ci presenteremo alla città chiedendo fiducia per ciò che siamo e per quello che rappresentiamo. Condurremo una campagna elettorale finalizzata a far comprendere la bontà della nostra idea di città agli ispicesi rispettando ciascun progetto politico alternativo”.

Il candidato del PD vuole spegnere sul nascere qualsiasi tipo di polemica o rivendicazione, tracciando le linee guida di quelli che saranno i prossimi, intensissimi, mesi: “Nel nostro ‘parlare’ quotidiano non ci sarà spazio alcuno per l’astio, il rancore e la vendetta personale, elementi che hanno caratterizzato la politica locale negli ultimi anni. Riteniamo che la nostra città abbia bisogno di una prova di maturità da parte della sua classe politica dirigente. Siamo tutti chiamati a fornire soluzioni ai problemi che non consentono alle famiglie di vivere serenamente e nessuno si può tirare indietro perché non è più permesso farlo”.

Poche ma essenziali per Pierenzo Muraglie le caratteristiche del buon amministratore: “Umiltà, senso di responsabilità ed equilibrio. Vogliamo creare nuove opportunità per le imprese artigiane e migliori condizioni per i commercianti, scoprire nuovi canali per rilanciare l’agricoltura, per ridare serenità ai dipendenti e fiducia nel futuro ai giovani.
Il nostro progetto vuole ridare speranza ad una città che ha smesso di sperare e sognare che un futuro migliore sia possibile: questo è l’impegno che assumiamo con noi stessi e con gli ispicesi”.