Sui nuovi Consorzi dei comuni, c’è chi ancora sogna e c’è chi ha già votato

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Elezioni annullate per i Liberi Consorzi

C’è chi (molti) fa solo chiacchiere e chi (davvero pochi) porta a casa i fatti: mentre per la velleitaria ipotesi del Libero Consorzio del Val di Noto i sindaci del comprensorio modicano e quelli del sud siracusano si sono dati appuntamento a Pozzallo sabato 27 settembre, un giorno prima della scadenza del termine ultimo previsto dalla legge regionale per consumare la riforma e scegliere, eventualmente, di spostarsi dentro un’altra circoscrizione rispetto a quella delle vecchie province di appartenenza, a Piazza Armerina e Niscemi domenica questa decisione è già passata attraverso il referendum.

In verità ci sono molti elementi che rendono questo passaggio controverso, a cominciare dalla bassissima affluenza alle urne (il 22% a Piazza Armerina, poco più del 10% a Niscemi), che fu lo stesso motivo per cui lo scorso mese di luglio non passò il referendum a Gela, nonostante il 99,2% dei votanti si fossero espressi favorevolmente al distacco da Caltanissetta.
In questi casi si vota, infatti, secondo le regole stabilite dagli Statuti comunali e quello di Gela fissa il quorum al 50%. Un vincolo che non hanno, invece, i Comuni la cui popolazione è andata al voto domenica.

A Piazza Armerina sono stati 4.086 i “sì” (l’83% dei votanti) in favore dell’adesione al Libero Consorzio catanese, mentre hanno detto “no” 336 votanti e 483 sono state le schede bianche o nulle. Anche a Niscemi seggi vuoti in tutte le ore del giorno, ma i pochi elettori che sono andati a votare hanno dato il propor assenso alla adesione al Consorzio di Catania: i sì sono stati 2.426 (il 96,38%) e i no 91 (il 3,62%).

Per la cronaca, se a Modica i cittadini fossero stati chiamati a votare, secondo l’articolo 30 dello Statuto Comunale sarebbe bastato che si fossero presentati alle urne un terzo degli aventi diritto per rendere eventualmente valida la consultazione per scegliere di separarsi da Ragusa e aderire al nuovo Libero Consorzio ideato da Abbate, quello del Val di Noto.

Un’ipotesi di cui ormai sembra possibile parlare solo al passato.
“Modica è rimasta con un pugno di mosche in mano”, aveva commentato proprio nei giorni scorsi il consigliere comunale di opposizione Alessio Ruffino: “A seguito delle deliberazioni unilaterali ed autoreferenziali con le quali il consiglio comunale di Modica, a colpi di maggioranza risicata, ha preso le distanze dall’attuale Provincia di Ragusa, oggi ci troviamo di fronte alla perdita di una grossa scommessa su cui l’amministrazione Abbate aveva investito, fallendo, con tanto di incontri con altri sindaci di città limitrofe.
Dopo un inizio bellicoso, il sindaco Abbate, scoprendo di essere rimasto isolato nella battaglia e di aver condannato all’isolamento istituzionale Modica, ha fatto finta di niente dimenticando il problema e tentando di rianimarlo con sterili dibattiti che lasceranno solo il tempo che trovano. Nessuna delle città coinvolte nell’ipotetico consorzio di Abbate, e dico nessuna, ha mai affermato con atti concreti o con manifestazioni di netta volontà da parte dei sindaci di voler aderire alla sua proposta. Anzi, quando c’è ne è stata l’occasione tutti hanno preso le distanze da Abbate, dalla sua balzana idea e dalle sue arroganti pretese, disertando gli incontri o al massimo inviando semplici consiglieri”.