101 casi di violenza in un anno. Lo certifica il Codice Rosa dell’Asp di Ragusa

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101 casi di violenza in un solo un anno. Uno ogni tre giorni, in media. Contro le donne, innanzi tutto. Ma anche contro bambini, anziani, extracomunitari, omosessuali. E la tendenza è, purtroppo, in aumento.

Sono i dati a dirlo. Quelli dell‘Azienda Sanitaria 7 di Ragusa, che ha fatto il bilancio a un anno dall’attivazione del Codice Rosa (per prima in Sicilia e tra le poche a livello nazionale).

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Pensato nel 2013 (il progetto pilota nazionale nasce a Grosseto nel 2010) – durante una conferenza stampa tenutasi presso la procura di Ragusa, quando venne presentato il “MANUALE OPERATIVO CODICE ROSA” – e frutto della sinergia tra l’Azienda Sanitaria Provinciale e la Procura della Repubblica di Ragusa, il Codice Rosa identifica un percorso di accesso al pronto soccorso riservato a tutte le vittime di violenze, senza distinzione di genere o età che, a causa della loro condizione di fragilità, più facilmente possono diventare vittime di violenza: donne, uomini, bambini, anziani, immigrati, omosessuali.

Il codice viene assegnato insieme al codice di gravità, da personale addestrato a riconoscere segnali non sempre evidenti di una violenza subita anche se non dichiarata. Quando viene assegnato un Codice Rosa, si attiva il gruppo operativo composto da personale sanitario (medici, infermieri, psicologi) e dalle forze dell’ordine. Il gruppo operativo dà cura e sostegno alla vittima, avvia le procedure di indagine per individuare l’autore della violenza e se necessario attiva le strutture territoriali.

Al codice è dedicata una stanza apposita all’interno pronto soccorso, la “Stanza Rosa” – in un posto sicuro, riparato, tranquillo – dove vengono create le migliori condizioni per l’accoglienza delle vittime. La stanza rosa non ha nulla a che fare con il colore rosa, ma solo con il fiore, lieve e delicato, come tutte quelle persone, uomini (per il 40per cento dei casi) e donne, vittime di violenza.

Per capire quanto sia necessario il Codice Rosa, basta – come detto più sopra – guardare i numeri di questo primo anno di attività, che riporta 101 casi di violenza.
Si tratta di numeri in crescita, non tanto (o non solo) perché aumentano le violenze, ma perché c’è ora la possibilità di denunciarle e di chiedere aiuto concreto.
E a questa spinta alla denuncia, positivamente si prodigano una rete di “sentinelle”.

Cioè, quei volontari esterni che sanno riconoscere la vittima e indirizzarla nel posto giusto.
Perché una donna violentata o un extracomunitario malmenato è difficile che chieda aiuto, spontaneamente.
Ed è per questo che la task force interna all’ospedale e le sentinelle, in punta di piedi, spesso nell’ombra, prendono la mano di uomini, donne, gay, minori, disabili per accompagnarli in un percorso ben specifico, fino al Codice Rosa.

La creazione della task-force interistituzionale a sostegno di tutte le fasce deboli della popolazione coniuga i diversi aspetti del fenomeno violenza, dall’aspetto sanitario a quello giudiziario a quello sociologico.

A partire da questo nodo centrale è stata creata e potenziata una vera e propria rete, un fronte sempre più compatto e dilagante grazie ad uno straordinario “effetto domino” (da cui prende il nome anche il libro edito da Pacini editore Codice Rosa – Il magico effetto domino , ndr.), che coinvolge tutti gli operatori che quotidianamente lavorano e si scontrano con il tema della violenza.

Violenza sessuale e domestica sulle donne, maltrattamenti sugli anziani, botte ai disabili, pestaggi sugli omosessuali, percosse ai bambini.
Il Codice Rosa aiuta la vittima a non rimanere in silenzio.