Omicidio Loris: Veronica provata e dimagrita. L’avvocato: “La mamma è innocente”

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“Non ho incontrato Veronica dopo la visita di Davide, non so quindi come abbia vissuto questo momento. Ho letto che le posizioni sono rimaste distanti“.
Ad affermarlo è l’avvocato Francesco Villardita, legale di Veronica Panarello, la giovane donna in carcere ad Agrigento con l’accusa di avere ucciso il figlio Loris di otto anni.

Per il giorno dell’Epifania Davide ha fatto visita alla moglie. Ad accompagnarlo il padre Andrea Stival.
Un colloquio lungo oltre un’ora, ma senza alcun esito. Anzi. Davide ha deciso che non andrà più a trovarla.
Non crede a quello che la donna racconta su quel tragico giorno. “Davide è molto scosso”, spiega il suo legale, l’avvocato Daniele Scrofani, il quale prevede che difficilmente ce ne saranno degli altri. Un estremo tentativo del padre di Loris di sapere qualcosa in più su quel drammatico sabato 29 novembre 2014. Ma la versione della moglie è stata sempre la stessa: “Ho accompagnato nostro figlio a scuola”.

E le immagini, quelle che gli inquirenti hanno fatto rivedere più volte alla donna e al marito? Davide ci crede, mentre non sembra credere più alla moglie.
La linea difensiva dell’avvocato Villardita rimane ferma: Veronica è innocente. “Nessuna perizia psichiatrica”, conferma: “la linea difensiva è un’altra”. Testimonianze, perizie, elementi che scagionerebbero, secondo la difesa, Veronica Panarello.

Mercoledì mattina, in Tribunale, un incontro tra gli inquirenti coordinati dal procuratore capo Carmelo Petralia. Un “incontro di routine” l’ha definito il capo della Procura iblea al quale ne seguiranno altri. Uno è previsto per domani.
Per quanto riguarda la possibilità di un prelievo di Dna a tappeto, come avvenuto nel caso di Yara Gambirasio, il magistrato ha spiegato che si tratta di una richiesta avanzata dalla zia di Davide. Una richiesta sulla quale la Procura, ha chiarito Petralia, sta facendo le opportune valutazioni.

Questa mattina in Tribunale a Ragusa, impegnato in altre cause, c’era anche l’avvocato Villardita. Ha risposto alle domande dei giornalisti. In particolar modo sulle presunte incongruenze nella ricostruzione dei fatti. Il perito della difesa, un docente dell’Università di Torino, Nello Ballossino, avrebbe escluso che quella sagoma che rientra in casa, il 29 novembre, sia quella di Loris. Due elementi lo farebbero escludere: l’altezza e il colore degli abiti.
Sul primo elemento le indagini delle forze dell’ordine sembrano essere proseguite anche dopo il fermo di Veronica. Per quanto riguarda gli abiti, rimane da capire se sia fondata la possibilità che il bimbo, una volta strangolato, fosse stato rivestito con altri abiti.

Ovviamente si tratta di una serie di elementi al vaglio degli inquirenti.
Affidata, invece, a una ditta di Catania l’analisi delle immagini delle telecamere a circuito chiuso da parte della difesa. A breve potrebbe essere richiesto un incidente probatorio per verificare l’allineamento degli apparecchi. Una questione di orari che, secondo la difesa potrebbero non coincidere.

Si punta anche all’analisi di altri elementi, come le dichiarazioni rese dall’agente di polizia municipale il 30 novembre e nei giorni seguenti.
Il 30 – secondo quanto riporta anche il Gip nell’ordinanza di custodia cautelare – avrebbe detto di avere visto sopraggiungere l’autovettura della Panarello intorno alle ore 8.20-8.30, nei pressi della scuola. Il 3 dicembre avrebbe poi detto di non potere dichiarare con assoluta certezza di avere visto transitare l’autovettura della Panarello proprio quella mattina. Per la difesa potrebbero essere dichiarazioni di un certo valore ai fini processuali, mentre per il Gip quelle dichiarazioni: “non si possono considerare attendibili”.

Per quanto riguarda lo stato di salute di Veronica, Villardita ha parlato di una donna ridotta allo stato quasi di larva: dimagrita, mangia pochissimo, pallida. “Ma dal punto di vista processuale è combattiva e vuole a tutti i costi provare la propria innocenza”.
Per l’avvocato ci si trova dinanzi a un quadro d’indizi non gravi, ma sufficienti evidentemente per la custodia cautelare.
Ovvio che per l’eventuale processo, come sanno bene anche gli inquirenti, le prove dovranno essere nette e incontrovertibili.