“NoTriv” e il fronte dei sindaci. Dodici no spediti al Ministero

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Ritiro immediato delle concessioni di ricerca e coltivazione di idrocarburi nel Canale di Sicilia, già rilasciate, e blocco di eventuali nuove richieste in itinere, per garantire la massima tutela dell’intera area.

È questo l’aspetto principale dell’appello urgente rivolto agli uffici competenti dei Ministeri: dell’Ambiente, dei Beni Culturali ed allo Sviluppo Economico, da parte dei sindaci dei Comuni di Ragusa, Acate, Chiaramonte Gulfi, Comiso, Giarratana, Ispica, Modica, Monterosso Almo, Santa Croce Camerina, Scicli e Vittoria.
E sabato 12 luglio, un corteo dei No Triv a Sampieri: alle 19.00 partirà dal lungo mare per concludersi nel tratto di spiaggia dove mesi fa morirono 13 migranti. Ci saranno riflessioni e spunti per programmare tutte le iniziative necessarie a combattere l’ecometro petrolifero.

Ecco la lettera integrale:

La presenza, nel Canale di Sicilia, di aree di particolare rilevanza per la riproduzione di specie di interesse commerciale per la pesca, e di specie protette, dai coralli ai cetacei, – si sottolinea nel documento – ne fanno un ecosistema unico e una risorsa economica irrinunciabile per la popolazione siciliana.
A causa di scelte di politica economica avventate rilevano, purtroppo, che il Canale di Sicilia è una zona aperta alla ricerca e coltivazione di idrocarburi e il rischio di inquinamento connesso a tale attività, pone in concreto pericolo non solo tutto l’ecosistema del Mare Nostrum, ma altresì mette a repentaglio il lavoro dei pescatori e di tutti quei sistemi economici, come il turismo, che dipendono strettamente dalla salute del mare. Ripercorrendo le tappe salienti dell’intero processo, ed alcuni recenti studi ambientali che mostrano le principali criticità di eventuali perforazioni in mare, si ricorda inoltre come le disposizioni di legge basate su interessi economici non possano, anzi non debbano, essere anteposte al sacro diritto della salvaguardia dell’ambiente, soprattutto quando è in gioco la salute di un intero ecosistema, la salvaguardia della biodiversità, l’impedimento di un possibile disastro ambientale. In caso di incidente petrolifero il disastro ambientale sarebbe infatti letale per la nostra Isola.
L’appello dei sindaci firmatari del documento rivolto agli organi competenti è dunque quello di tutelare con urgenza il Canale di Sicilia da sfruttamenti del suolo che possano definitivamente compromettere la sua biodiversità, chiedendo di impedire un possibile disastro ambientale nel Mare Nostrum, che ucciderebbe la Sicilia sia economicamente che biologicamente, ma non solo essa, in quanto il Mare non è un ambiente soggetto a confini.
Chiediamo inoltre la tutela di tutte le Aree Protette e i Siti di Importanza Comunitaria messi in pericolo dalle eventuali perforazioni e la costituzione di nuovi Siti, concordando la politica ambientale con le Istituzioni Locali, il ripristino e la nuova costituzione di Zone a Tutela Biologica nello Stretto di Sicilia e di una Zona di Protezione Ecologica, già istituita nel Mar Ligure e nel Mar Tirreno.