La “scuola aperta” è a Scicli. E studia piani didattici personalizzati per i minori immigrati

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All’Istituto Quintino Cataudella di Scicli studiano 20 ospiti del centro di accoglienza voluto dalla Chiesa valdese metodista nell’ambito del progetto Mediterranean Hope, nato a livello nazionale per l’osservazione dei flussi migratori e la messa a punto di risposte efficaci per l’inserimento sociale dei migranti.
A Scicli, grazie alla chiesa metodista, sono ospitati fino a 50 immigrati, donne e minori non accompagnati.

La radiotelevisione svizzera ha trascorso qualche giorno in città, e nella scuola, per realizzare un reportage sugli ospiti di Mediterranean Hope.
Come detto, si tratta di 20 ragazzi, divisi due per ogni classe. Il loro tutore è il sindaco di Pozzallo, Luigi Ammatuna, che li ha accolti al loro arrivo in Sicilia.
Gli obiettivi del progetto, in riferimento alla scuola, ce li ha spiegati il dirigente scolastico, Enzo Giannone: “L’alfabetizzazione in lingua italiana e la socializzazione. Inoltre ci sono progetti sportivi per il pomeriggio”.
Oggi, ad esempio, gli alunni, stranieri e italiani, parteciperanno a un seminario su colonialismo e postcolonialismo. “Partecipano tutti con grande entusiasmo”, spiega Giannone: “è un’esperienza che arricchisce tutti noi”.

Un’iniziativa che sarebbe stato impossibile realizzare senza l’intervento dei docenti, impegnati in prima linea.
“Ed è grazie alla loro grande disponibilità che riusciamo ad applicare la legge italiana. I docenti mostrano grande professionalità”, continua il dirigente: “sia nel realizzare i piani didattici personalizzati, sia nel confermare l’idea di scuola aperta che portiamo avanti da anni”.
Un’idea vincente, se, come racconta lo stesso dirigente, ha attirato l’attenzione degli svizzeri, che, dopo qualche giorno di riprese e documentazione del caso, non hanno potuto che riconoscere la qualità del lavoro quotidiano fatto in questa scuola.